Kifah Mohammad Al-Araj
Kifah Mohammad Al-Araj, 14 anni, ferita alla schiena. E’ la ragazzina il cui proiettile per un caso eccezionalmente fortunato, entrato dalle spalle si è fermato a pochi millimetri dal cuore senza ledere organi vitali. Avevamo mostrato la volta precedente la sua cartella clinica a dei medici italiani che ci avevano detto che si trattava veramente di un caso unico. Comunque, a questo punto, il proiettile può rimanere dove è senza che ci sia alcun rischio. Nella nostra visita di marzo avevamo trovato Kifah allegra e piena di energia, ci aveva detto spavaldamente che era stata ferita mentre tirava sassi e che non se ne pentiva. Adesso invece troviamo una Kifah silenziosa e passiva, attorniata dalla madre e dalle sorelle minori che cercano di farla sorridere inutilmente. La madre ci spiega che Kifah ha una gravissima depressione, che va tre volte alla settimana dalla psicologa, ma che non migliora. E’ convinta di dovere morire e di non avere futuro. Non fa nulla, rimane a casa e non vuole più andare a scuola. Leggiamo il referto della psicologa che assai preoccupata per lo stato di Kifah e spiega però che è assai difficile una terapia poiché ogni giorno Kifah sente spari e colpi dato che la sua casa è in una zona a rischio. Solo portandola via di li, in un posto dove possa dimenticare gli orrori della guerra, potrebbe rimettersi facilmente. Cerchiamo di incoraggiare Kifah, le diciamo che deve convincersi che non sta per morire, che ormai il peggio è passato, ma la ragazzina ci ascolta appena. La salutiamo rattristati e rabbiosi per la nostra impotenza.