Resoconto del III viaggio di Gazzella in Palestina
Care amiche e cari amici che avete in adozione un/a bambino/a palestinese ferito/a,
questa volta non ce l’abbiamo fatta. La violenza della guerra, l’occupazione armata e totale dei Territori, la ferrea chiusura di tutti i posti di blocco hanno fermato a Gerusalemme la nostra coraggiosa équipe partita da Roma il 27 marzo.
Come è ormai tradizione di Gazzella, vi raccontiamo dettagliatamente il viaggio, sicché diventi patrimonio di tutti noi.
Bloccati in Italia da problemi di salute e di lavoro Marisa e Sergio che avevano guidato i due primi viaggi a Gaza, si è provveduto a formare un nuovo gruppo: due “veterani” (Agnese, la professoressa di arabo, “vecchia” esperta di Palestina ed Edoardo, il giovane documentarista cui dobbiamo le foto che ci hanno permesso di produrre una bellissima mostra che abbiamo inaugurato nell’Incontro di Castiglioncello e che è ora a vostra disposizione) e due “reclute”: Giovanna, una maestra elementare di 48 anni, romana, già andata in Palestina durante la I° Intifada e Anna, un’archeologa trentenne di La Spezia. Tutti, ovviamente, “adottanti” che si sono offerti coraggiosamente ( altri, con molta sincerità, ci hanno detto di non essere disponibili finché il pericolo è così elevato) di portare i soldi ai bambini. Abbiamo ritenuto giusto di pagare con i soldi della cassa di Gazzella (quella costituita delle offerte al di fuori delle quote di adozione) le spese di viaggio di Agnese e Edoardo che si erano pagati autonomamente il viaggio di agosto, mentre Giovanna e Anna sono venute a spese loro.
Come forse già sapete, avevamo già tentato, con un gruppo diverso, una prima partenza il 5 marzo, ma all’ultimo momento avevamo dovuto rinunciare perché da Gaza non ci era stato dato l’o.k. a causa della pericolosità della situazione locale.
Tenacemente eravamo tornati alla carica, rinfrancati dal miglioramento della situazione in Palestina e dal benestare degli amici di Gaza. Eravamo del parere che Gazzella dovesse dare un segnale forte di solidarietà (Abu Khousa, il dirigente palestinese del Medical Relief di Gaza intervenuto al nostro Incontro di Castiglioncello, ci aveva in quell’occasione ripetuto quanto importante fosse politicamente la nostra presenza nei campi profughi) e contemporaneamente sentivamo la responsabilità di avere in banca ormai una somma consistente, mentre i bambini feriti avevano certamente bisogno sia dell’aiuto economico che delle nostre visite solidali nelle loro case. Così i nostri quattro amici si sono imbarcati su un volo Alitalia che, come al solito per risparmiare, aveva orari impossibili: partiti da Roma alle otto del mattino ( sveglia alle quattro!), i nostri sono arrivati all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv alle 16, 30. Muniti ( del tutto legalmente) di 25.000 euro, di complicate liste di nominativi di bambini feriti e di un pignolo foglio di istruzioni, frutto delle nostre precedenti esperienze, i quattro si sono presentati al posto di controllo passaporti israeliano. Ora si dà il caso che il primo punto delle istruzioni spiegava che l’entrata in Israele era sempre stata senza problemi e si prevedeva perciò un passaggio di frontiera rapido e liscio come l’olio. Per la stessa ragione, Agnese è stata subito bloccata e poco dopo anche Edoardo, Anna e Giovanna. Senza scendere nei dettagli, vi basti sapere che sono stati privati del bagaglio – che è stato minuziosamente verificato, dal dentifricio ai calzini -, dei biglietti aerei, del telefonino e di tutto quanto avevano con sé ( ad alcuni di loro si è cercato anche di impedire di andare al bagno) e sono stati trattenuti su delle panche per oltre quattro ore: nessuno ha dato mai risposta alle loro richieste di sapere i motivi del fermo. Poiché, poco prima del ritiro del telefonino, avevano fatto a tempo a segnalare a noi a Roma la loro situazione, da Roma abbiamo chiesto ed ottenuto l’intervento del Consolato italiano di Tel Aviv. Dopo più di quattro ore di fermo, del tutto sereni e padroni di sé, stanchissimi e profondamente colpiti dall’aggressività e dalla violenza verbale degli agenti – tutti molto giovani- dei servizi di sicurezza e della polizia di frontiera, Agnese, Anna, Giovanna ed Edoardo hanno finalmente potuto lasciare l’aeroporto e prendere l’auto per Gerusalemme.
Cosa gli israeliani cercassero, cosa veramente volessero, i nostri quattro se lo sono chiesto allora e se lo chiedono ancora oggi: il loro arrivo precedeva di parecchie ore quello dei pacifisti e niente indicava che lo scopo del loro viaggio fosse diverso da quello che avevano dichiarato: visitare le famiglie dei bambini adottati in Italia e portare loro qualche possibile aiuto. Né le somme di denaro che avevano con sé, pur consistenti, avevano interessato i servizi di sicurezze e di polizia. Forse, c’è stato, nel fermo, un intento intimidatorio? O, forse, e questa è sembrata a noi tutti l’ipotesi più plausibile, l’attentato di Nethanya coi suoi oltre venti morti, avvenuto durante il volo Roma-Tel Aviv, ha fatto scattare un allarme eccezionale, dato che l’attentato veniva dopo un abbastanza lungo periodo di quiete? Comunque, finalmente verso le dieci di sera, i nostri quattro amici hanno raggiunto l’albergo di Gerusalemme.
Della permanenza di cinque giorni passati purtroppo tutti a Gerusalemme, i nostri amici ci hanno fatto un racconto sintetico.
Essi si sono fin dal primo momento concentrati su due obiettivi: il primo, prioritario, cercare tutte le vie per raggiungere Gaza, il cui check point era però totalmente chiuso, tenendosi in contatto telefonico costante con i compagni del Medical Relief che, essendo sul posto, avevano momento per momento il polso della situazione. Il secondo era entrare in contatto con i pacifisti di Action for Peace per partecipare nei limiti del possibile ad almeno alcune delle loro iniziative e portare loro la solidarietà di Gazzella. Così i nostri hanno preso contatto col Medical Relief della Città Santa e con l’UNRWA, hanno avuto con loro incontri ricchi di informazioni sulla situazione dell’infanzia, facendo a loro volta conoscere l’iniziativa di Gazzella ed hanno partecipato ad assemblee, riunioni e manifestazioni dei pacifisti. Hanno avuto inoltre un incontro, interessantissimo e umanamente molto coinvolgente e commovente, con la dirigente di un’associazione palestinese che si occupa dei minori detenuti nelle carceri israeliane (come forse sapete questo è un gravissimo problema che va avanti da anni e anni) e che è madre di due ragazzi che hanno passato lunghi periodi in carcere. Hanno avuto modo di intervistare uno dei suoi due figli ed altri due giovani con esperienza di detenzione in età adolescenziale: questa intervista farà parte del documentario a cui Gazzella sta lavorando.
Purtroppo la domenica ( i nostri erano arrivati mercoledì sera) è arrivata da Gaza una comunicazione definitiva: la situazione locale era al massimo della tensione, i nostri amici e compagni del Medical Relief si stavano mobilitando al massimo per assicurare una rete di soccorsi di emergenza e non erano in grado di garantire né l’attività né la sicurezza personale dei nostri di Gazzella. I dirigenti del M.R. hanno ringraziato in una telefonata commossa la nostra delegazione, hanno raccomandato ai componenti di badare alla propria sicurezza in pericolo anche a Gerusalemme ( un’auto bomba è scoppiata a cento metri dall’albergo dove stavano i nostri), e, al rientro in Italia, di raccontare ciò che avevano visto.” Tornate presto, appena la situazione renderà possibile il vostro lavoro a Gaza. Intanto continuate a parlare di noi, delle migliaia di nostri bambini feriti, del bisogno che abbiamo della vostra solidarietà. Continuate a moltiplicare le adozioni: non potete immaginare cosa esse significhino per queste famiglie”. Niente di retorico, ci hanno riferito i nostri dell’équipe: “negli amici di Gaza abbiamo sentito una grande volontà di non arrendersi, insieme a una fortissima volontà di pace e a una grandissima gratitudine per quanto stiamo facendo noi di Gazzella”.
I quattro di Gazzella dunque, martedì sono tornati a Roma. Li abbiamo abbracciati all’aeroporto anche a nome vostro: gli abbiamo espresso la nostra convinzione, che è sicuramente anche la vostra, che il loro viaggio, i pericoli che hanno corso, le difficoltà che hanno affrontato non sono stati inutili. I soldi che hanno riportato indietro arriveranno lo stesso ai piccoli adottati: ritarderanno ancora un poco, ma arriveranno. La situazione di violenza e sterminio in Palestina deve finire. Gazzella farà sentire la sua voce di pace unendosi alle tante altre che oggi in Italia si levano per far cessare l’occupazione e gli eccidi. Noi di Gazzella continueremo a parlare con la gente, a raccogliere soldi per le adozioni sicché nella nostra prossima andata a Gaza l’aiuto e la solidarietà non arrivino solo ai 300 bambini di oggi, ma a 500,1000. I palestinesi hanno bisogno di noi, del nostro aiuto combattivo e della nostra solidarietà di lotta: gli italiani, con Action for peace stanno portando un contributo importante, noi solo un contributo marginale, ma anch’esso, in questa situazione tragica, è utile e indispensabile. Continuate perciò a mandare i vostri contributi, chiedetene altri, a compagni, amici, colleghi, organizzate iniziative non solo per raccogliere fondi ma per raccontare la verità sulla Palestina e sui bambini vittime innocenti di tanta tragedia.
A Gaza torneremo presto, ve lo garantiamo, visiteremo uno per uno i vostri bambini e assieme ai vostri soldi porteremo loro il vostro affetto
Ci firmiamo tutti assieme, il gruppo di Gerusalemme -Agnese, Anna, Edoardo, Giovanna- e quelli, rimasti a Roma, che hanno cercato e cercano di dare una mano e di aiutare la crescita di Gazzella: Antonella, Francesca, Marisa, Sergio, Barbara, Wasim, Antonio, Chiara, Annalisa
P.S: Comunicazioni di servizio:
1) Stiamo cambiando banca come da molti di voi è stato richiesto: per ora però continuate a versare e far versare sul c/c dei Monti dei Paschi; non appena avremo i nuovi dati ve li trasmetteremo;
2) consultate e seguite spesso il nostro sito così sarà più facile tenerci in contatto;
3) fra una ventina di giorni avremo le copie della nostra bellissima mostra. Cominciate a prenotarcela in vista delle prossime iniziative di primavera-estate. Il prezzo è un po’ alto — non lo sappiamo di preciso ma dovrebbe aggirarsi sui 150 euro- ma la mostra è bella e maneggevole per cui la si può utilizzare facilmente sul territorio anche in occasioni esterne a Gazzella (Feste de l’Unità di Liberazione, de Il manifesto, manifestazioni sindacali, scolastiche, culturali, iniziative dei Comuni, dei Comprensori, delle Cooperative, etc.).