Gazzella incontra gli studenti della scuola media statale di Roma “Pablo Neruda”, e della sua succursale.

Pubblicato il 29 aprile 2009 da Gazzella
 

Gazzella incontra gli studenti della scuola media statale di Roma “Pablo Neruda”, e della sua succursale.

Il 29 aprile, Gazzella è stata invitata da una insegnante della scuola media “Pablo Neruda” di Roma a parlare agli studenti dell’Associazione, della storia della Palestina e della situazione attuale in Medio Oriente. La scuola si trova nel quartiere Ottavia ed è da sempre molto attiva in progetti interculturali. I ragazzi avevano avuto due settimane prima un incontro con Marco Ramazzotti, della rete “Ebrei Contro l’Occupazione” e sapevano già parecchio della nascita di Israele e del Sionismo. Sono andata insieme a Ode Amarneh, trentenne palestinese di un villaggio della Cisgiordania vicino a Genin, che vive a Roma da poco più di un anno perché si è sposato con una ragazza italiana, Noemi, che lo ha aiutato nella traduzione in italiano. Io avevo da mostrare la presentazione in Power Point preparata da Francesca per gli studenti della scuola media di Napoli, e Ode aveva i suoi racconti delle esperienze vissute in prima persona quando aveva circa l’età dei ragazzi a cui parlava e partecipava alla prima Intifada.

Ci siamo meravigliati di quanto i ragazzi fossero interessati e attenti e di quante domande facessero. I ragazzi più vivaci, attenti e vogliosi di domandare e approfondire il discorso sono stati quelli delle prime medie, cioè i più piccoli. Forse perché più disinibiti dei ragazzi più adulti, ma sicuramente più recettivi. Questa risposta per noi inaspettata ci ha fatto pensare a quanto sia importante interessare i ragazzi a quello che succede nel resto del mondo in generale, e alla questione palestinese in particolare, prima che la loro mente sia obnubilata dalla TV e, ci hanno detto gli insegnanti, prima che incomincino a fare uso di droga cosa che ormai avviene per molti ragazzi in seconda o in terza media, a meno che non vengano fortemente interessati a qualcosa.

L’esperienza è stata molto simile a quella di Francesca e Antonella alla scuola “Carlo Poerio” di Napoli. La visione delle foto dei bambini feriti adottati da Gazzella li ha molto impressionati, ma altrettanto le immagini delle case distrutte e i racconti e le immagini del furto delle terre dal 1948 in poi. Hanno subissato Ode di domande. Lui è stato molto bravo a spiegare perché tutti i ragazzini della sua età avessero partecipato all’Intifada. Anche ai bambini palestinesi piace giocare a pallone, andare al mare o in montagna e al cinema; quando non puoi fare niente di tutto questo, fai quello che puoi e tirare i sassi contro i soldati e i loro carri armati diventa l’unica distrazione possibile. Inoltre te la pigli con i responsabili di tutti i problemi tuoi e della tua famiglia. Ha cercato anche di spiegare, dicendo chiaramente che lui non era assolutamente d’accordo, di come sia possibile arrivare agli attacchi suicidi.

Abbiamo ripetuto l’incontro nella succursale della scuola con altre classi e con lo stesso risultato positivo.

Le domande dei ragazzi sono state molto varie e comunque sempre appropriate. Alla fine una ragazzina ci ha chiesto: “Ma come è possibile, adesso che penso di aver capito come stanno le cose, che in Italia stanno tutti con Israele?” E lì abbiamo ricominciato a spiegare e ci siamo resi conto di quanto sia dura fare controinformazione a chi ha l’informazione solo dalla televisione.

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