Dai volontari di Gazzella a Gaza: Ancora sul caso Ayyub – 29 novembre 2012
Dai volontari di Gazzella a Gaza: Ancora sul caso Ayyub – 29 novembre 2012
(Per ulteriori informazioni vedi la nostra precedente corrispondenza pubblicata su Gazzella il 14 luglio 2012)
Ayyub è stato ferito ad aprile 2008 all’età di 16 anni durante un attacco israeliano. Gazzella fin dall’inizio ha seguito il caso e il ragazzo era entrato nel programma di adozione. Con un progetto di una Associazione Benefica di Gaza, che segue la riabilitazione e il reinserimento dei disabili, a giugno del 2011 Ayyub era stato trasferito, con altri ragazzi disabili, in Slovenia per un intervento chirurgico. Al suo rientro, alla fine di giugno 2011 è stato arrestato al posto di blocco di Erez.
Dal momento dell’arresto, di Ayyub si è sempre saputo poco. La famiglia non lo aveva potuto vedere e le uniche visite che ha avuto erano state quelle dell’avvocato e della Croce Rossa Internazionale. Sapevamo che Ayyub avrebbe avuto il processo in autunno. Contattata l’Associazione per i Diritti Umani di Gaza al-Mizan che segue il caso abbiamo saputo che Ayyub, lo scorso mese di ottobre, si è presentato davanti ai giudici. La corte israeliana che lo ha giudicato era composta anche da una apposita commissione che valuta i reati commessi dai minorenni, stante che all’epoca dei presunti fatti attribuiti, Ayyub aveva meno di 16 anni. Tuttavia nella valutazione complessiva la corte non ha voluto tenere in considerazione questo elemento.
Ayyub è stato condannato a 6 anni di carcere.
Il giudizio della corte israeliana non si è basato solo sulle informazioni, dei collaborazionisti, che portarono all’arresto di Ayyub nel giugno 2011, ma pare abbia trovato ragione anche in altre dichiarazioni che sono state fatte pervenire alla corte successivamente, mentre Ayyub era detenuto.
Come sono arrivati a nuovi indizi e quali sono?
Ayyub fin dal suo arresto è stato detenuto nel carcere di Beersheva. L’Associazione per i Diritti Umani al-Mizan ha raccontato che nei mesi precedenti il processo, in cella con Ayyub sono stati inseriti dei prigionieri, ma che in realtà sono risultati essere dei collaborazionisti o agenti dello Shin Bet. Ayyub nella miserabile condizione del carcere ha costruito rapporti con i presunti “prigionieri”.
Ai compagni di cella, criminali abilmente addestrati, sia che si tratti di collaborazionisti o di agenti dello Shin Bet, pare che Ayyub abbia raccontato del suo appoggio a gruppi della resistenza durante azioni di difesa agli attacchi israeliani.
I racconti di Ayyub, raccolti in carcere dai collaborazionisti, sono stati portati quale atto di accusa pur emergendo, nella fase processuale, che Ayyub non afferisce ne afferiva ad alcuna organizzazione della resistenza.
Dopo la condanna dello scorso mese di ottobre, per la prima volta a distanza di 18 mesi dall’arresto, la famiglia ha potuto incontrare Ayyub. I famigliari riferiscono che Ayyub è depresso, ha difficoltà ad adattarsi a nuovi compagni di cella, vista l’esperienza passata e abbisogna di nuove stampelle.
La condanna di Ayyub è stata possibile perché il sistema giudiziario israeliano, si basa non tanto sulla documentazione delle accuse, ma su informazioni raccolte dai collaborazionisti e dagli agenti dei servizi dello Shin Bet, che agiscono in particolari condizioni di detenzioni come quelle del nostro Ayyub ed operano sul territorio sfruttando le miserabili condizioni sociali.
Continuare a dare solidarietà e sostegno ad Ayyub significa anche denunciare il sistema giudiziario israeliano che detiene illegalmente, secondo la Convenzione di Ginevra, i palestinesi in carceri israeliane, e il sistema carcerario israeliano che sottopone i detenuti ad azioni punitive e di tortura, all’isolamento, al divieto di ricevere visite, alla costrizione a vivere in prigioni sovraffollate e alla negazione di adeguate cure mediche.
29.11.2012
g.b.t.