Relazione del viaggio dei 10 bambini di Gaza venuti in Italia (2–14 settembre 2016) per partecipare ad un corso di navigazione a vela alla scuola ‘Mal di mare’ di Pescia Romana

Pubblicato il 26 settembre 2016 da Gazzella
 

Relazione del viaggio dei 10 bambini di Gaza venuti in Italia (2–14 settembre 2016) per partecipare ad un corso di navigazione a vela alla scuola ‘Mal di mare’ di Pescia Romana

Da parecchi anni, quando vado a Gaza a visitare i bambini adottati da Gazzella, soggiorno al Beach Hotel di Gaza city in una stanza con una grande finestra che si affaccia sul mare. Il mare mediterraneo è là bellissimo e oltre a cavalli e a volte cammelli che trottano nel bagnasciuga, ci sono sempre ragazzini che giocano e nell’acqua gente di tutte le età ma soprattutto bambini e giovani che giocano, pescano, nuotano e fanno surf su delle tavole molto caserecce, e che si divertono moltissimo. Il venerdì poi la spiaggia pullula di famiglie quasi sempre molto numerose con bambini di tutte le età. Le donne non sono mai in costume da bagno. Poco più di 10 di anni fa si poteva fare il bagno tranquillamente in costume e io lo facevo. Da quando Hamas ha vinto le elezioni però è diventato ogni anno più difficile e le donne sulla spiaggia sono sempre più coperte da tristissime e polverose palandrane marroni o nere.

A causa della terribile situazione economica in cui versa la Striscia ma anche perché il governo di Hamas non permette l’apertura di cinema e teatri, rende difficilissima l’apertura di luoghi di aggregazione per i giovani che fra mancanza di lavoro e quindi di soldi e penuria di luoghi dove incontrarsi e passare piacevolmente il tempo, vivono in condizioni davvero deprimenti.

Erano almeno due anni che pensavo a come sarebbe stato bello per bambini e giovani di Gaza godersi il mare anche andando in barca a vela. La stretta striscia di Gaza infatti, estesa tutta lungo il mare sarebbe perfetta per questa attività e la navigazione a vela è uno sport divertente, impegnativo ed educativo, che obbliga alla concentrazione e all’impegno e che dà grande soddisfazione in breve tempo ed è uno sport che si può fare con mezzi limitati anche tutto l’anno.

Certamente a Gaza la situazione non è facile e c’è sempre la possibilità che le barche vengano bombardate o cannoneggiate e distrutte dagli israeliani come è accaduto sia durante l’operazione militare israeliana contro Gaza ‘Piombo fuso’ nel 2009 sia durante la mattanza ‘Margine protettivo’ nel 2014. Sono convinta però che non si possa e anzi non si debba rinunciare a vivere nel timore di essere bombardati e distrutti. Gli abitanti di Gaza mi hanno insegnato che bisogna vivere, ricostruire quando distrutti e pensare sempre e comunicare ai bambini la sicurezza di avere un futuro possibilmente radioso; solo così si può evitare di essere annientati come gli israeliani vorrebbero. Questo veramente alle persone della mia età l’avevano già insegnato i vietnamiti.

Ho riflettuto e discusso a lungo con Gianna, mia compagna di Gazzella nei viaggio a Gaza e nel progetto finanziato da quattro anni dalla Chiesa Valdese (8×1000) sulla violenza di genere, su chi potesse essere il partner per un progetto di creare una scuola di vela a Gaza, che non venisse poi boicottato e bloccato o dagli israeliani, o da Hamas, o dall’ANP, e siamo arrivate alla conclusione che l’YMCA di Gaza dove i cristiani sono solo 3000 su quasi 1,800,000 abitanti, ma la cui sede è frequentata liberamente da tutti, maschi e femmine di tutte le età e di tutti i credi e modi di vestirsi e di vivere, fosse il miglior candidato come partner per il nostro progetto. Dopo lunghe e difficili discussioni con lo stato maggiore dell’YMCA che sembrava non sapere neanche cosa siano le barche a vela, siamo riuscite a convincerli della bontà del progetto ed abbiamo cominciato a discutere di come avviarlo. Dopo numerose discussioni e mail scambiate con date, composizione del gruppo ecc ecc ecc si è deciso di iniziare il progetto facendo venire 10 bambini in Italia questa estate a fare vela, naturalmente accompagnati da un adulto. L’adulto era necessario perché i bambini dovevano necessariamente prendere l’aereo ad Amman ed andare quindi da Gaza ad Amman in autobus passando il ponte di Allenby fra i territori occupati e la Giordania e dormire ad Amman per prendere poi l’aereo il mattino seguente.

Hanno aderito al progetto di Gazzella – collaterale all’attività principale di adozioni a distanza, e quindi con il problema di trovare i fondi necessari – Assopace Palestina e la Scuola di Vela Mal di Mare diretta da Mauro Pandimiglio, con base a Pescia Romana che si è offerta di ospitare i bambini di Gaza completamente gratis. Mal di Mare ha una ventennale esperienza di corsi di vela anche per bambini e adolescenti handicappati o con problemi fisici e psichici o che hanno subito come nel caso dei bambini di Gaza, forti traumi. Naturalmente la positività di questa esperienza proviene da una attenta ricerca che Mal di Mare e i suoi maestri conducono da tempo nelle relazioni educative dell’infanzia e dell’adolescenza. I bambini di Gaza e i bambini italiani che hanno frequentato il corso insieme, hanno potuto toccare con mano la somiglianza di usi, culture, aspetti sociali e quant’altro, pur nelle differenze di ciascuno di loro.

Durante l’inverno e la primavera abbiamo fatto delle iniziative (cene e altro) per raccogliere i fondi necessari, con parziale successo cioè con soldi raccolti ma non sufficienti a coprire tutte le spese. La cosa non ci ha però fermati.

Inutile descrivere le difficoltà incontrate per visti e permessi. Per esempio, il visto italiano non si poteva ottenere se non con i biglietti aerei pagati, ma fare i biglietti senza visto ci sembrava pericoloso. L’Alitalia infatti, che avevamo scelto per il volo diretto Amman-Roma-Amman, unica via possibile da quando in Egitto il generale Al Sisi ha preso il potere con un golpe ed ha completamente sigillato il passaggio dall’Egitto agli abitanti di Gaza, non ci avrebbe rimborsato nel caso che il gruppo non fosse potuto partire. Allora siamo passati a trattative con la Royal Jordanian che alla fine ci ha garantito un bonus per 1 anno senza penale se il gruppo non poteva partire per mancanza di qualche permesso. Il volo della Royal Jordanian però non c’è tutti i giorni e il visto era stato chiesto in rapporto alle date del volo Alitalia per un giorno più tardi e quindi abbiamo dovuto posticipare e abbreviare il viaggio non potendo per questione di tempo rifare la domanda per il visto italiano. Con il visto italiano abbiamo potuto chiedere il visto di transito giordano che è arrivato abbastanza rapidamente ma per 7 bambini su 10 e non si sa perché, e come tappa finale e con tutti i permessi avuti per tutti, serviva il permesso israeliano per potere uscire da Gaza, che per fortuna è stato ottenuto rapidamente perché ormai mancavano pochi giorni alla partenza, grazie all’aiuto del consolato italiano di Gerusalemme che è stato veramente collaborativo ed efficiente.

Il 2 settembre dunque, trovate auto sufficientemente capienti per tutti i componenti del gruppo e per i loro incredibilmente voluminosi bagagli, siamo andati a Fiumicino ad accoglierli. I ragazzini sono usciti sorridenti in maglietta di Gaza sventolando bandierine palestinesi. Mi sono commossa perché in tanti momenti ero convinta che non sarebbero mai arrivati! Li abbiamo caricati e portati direttamente alla scuola di vela Mal di Mare a Pescia Romana dove li abbiamo lasciati affidati a Mauro, a giovani e sorridenti istruttori e ai bambini italiani che per i seguenti 8 giorni sarebbero stati i loro compagni di tenda, di vela e di tutto. Mauro è stato veramente straordinario, aiutato però da tutti e soprattutto dalla simpatia e cordialità dei bambini di Gaza e anche dei bambini italiani. I bambini di Gaza sono stati fantastici. Pochi di loro parlano un po’ di inglese e per tutti era la prima volta che uscivano dal loro paese ma si sono ambientati rapidamente e dopo 24 ore avevano formato un gruppo unico dove ragazzini di Gaza e italiani erano assolutamente indistinguibili.

Come attività collaterali alla vela i bambini hanno avuto sessioni di musica collettiva con arpa e strumenti vari e con percussioni da parte di 2 diversi musico-terapeuti. Hanno poi avuto uno spettacolo di un prestigiatore, uno di una cantante e di un chitarrista. L’ultima sera di permanenza a Pescia poi Mauro ha organizzato uno spettacolo eccezionale di Musica Popolare del Mediterraneo.

L’ambasciatrice dell’ANP, Mai al Kaila, è stata un giorno a pranzo e un funzionario dell’ambasciata è andato una sera al campo a preparare una cena palestinese che è stata molto apprezzata da tutti.

Il 10 settembre con 3 macchine, siamo andati a prelevare i bambini a Pescia e li abbiamo portati a Supino, paese molto carino ai piedi dei monti Lepini, dove sono stati ospitati da AssopacePalestina. Luisa Morgantini ha nel paese restaurato e arredato in modo splendido e allegro varie casette e realizzato un centro per la pace ‘Bab al Shams’ (la Porta del Sole), dove si organizzano scambi culturali, workshops e incontri. Da Supino il giorno dopo i bambini sono venuti in treno a fare una visita turistica di Roma. Con una guida che è stata molto felice dell’interesse dei bambini e delle tante domande che le hanno fatto, hanno visitato il Colosseo, iI Foro Romano, il Campidoglio, la Fontana di Trevi e San Pietro. Io la sera ero morta e credo anche loro!

Durante i giorni di permanenza a Supino, i bambini di Gaza sono andati alla scoperta della montagna, delle sue erbe e piante, guidati da Luca e Giovanna dell’associazione Sistema Natura, sono stai ricevuti dal sindaco e da alcuni assessori, sono andati in giro per il paese e hanno voluto fare shopping in un centro commerciale!

Il 14 settembre Luisa e Daniela li hanno accompagnati con un pulmino direttamente da Supino all’aeroporto di Fiumicino dove siamo andati in tanti a salutarli e nella commozione di tutti sono ripartiti e arrivati felicemente a casa.

Il bilancio dell’operazione è stato, per noi che la abbiamo organizzata, sicuramente positivo e ci ha dato grande soddisfazione perché i bambini di Gaza sono stati veramente felici ma soprattutto perché speriamo che possa essere quello che noi vorremmo e cioè che rappresentasse il primo passo per costruire una scuola di vela a Gaza per tutti i bambini!!

Rileggendo questa relazione mi rendo conto che forse è troppo ricca di particolari che sembrano inutili, ma ha il senso di voler comunicare anche tutta la fatica che costa organizzare qualcosa in Palestina e ancora di più a Gaza. Vi terremo aggiornati su come procederà il progetto e se e come si riuscirà a vedere nel mare di Gaza veleggiare delle barche a vela governate da bambini felici.

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