Dalla volontaria di Gazzella a Gaza – 22 febbraio 2019
Gaza. Per il 48° venerdì consecutivo continua la “Grande marcia del ritorno”, questa settimana “in ricordo dei martiri della moschea di Abramo a Hebron”*
Oggi nelle manifestazioni della “Grande marcia del ritorno” a Gaza, 30 palestinesi sono stati feriti con proiettili e un ragazzo di 15 anni, Yousef Eldai, è stato ucciso da un cecchino israeliano. I soldati hanno lanciato molte bombe di gas che causano vomito, perdita di conoscenza, attacchi epilettici, intenso bruciore agli occhi, per cui più di 100 palestinesi, donne, uomini e bambini, hanno dovuto ricorrere alle cure mediche. Le ambulanze hanno lavorato ininterrottamente per trasportare i feriti. A Malaka, uno dei cinque punti di ritrovo delle manifestazioni erano allestisti, a circa 1 km dalla recinzione, due distinti campi medici dove venivano portati i feriti da arma da fuoco e quelli colpiti dal gas. La marcia per il diritto alla terra e la fine dell’occupazione non si ferma. Nei prossimi giorni continueranno le proteste vicino alla rete di separazione, e martedì in località Zekin a nord della striscia di Gaza.
* Il 25 febbraio del 1994, Baruch Goldstein, membro della “Lega di difesa ebraica” ed ex ufficiale dell’esercito, entrò nella moschea di Abramo a Hebron, e trucidò a colpi di mitra 29 musulmani in preghiera. Lo stesso giorno, dopo l’attentato seguirono scontri tra manifestanti palestinesi ed esercito israeliano ed altri 26 palestinesi furono uccisi. Dal luglio 2017 l’Unesco ha deliberato che la moschea di Abramo, per metà occupata da coloni israeliani, è “sito palestinese, patrimonio dell’umanità in pericolo”.
Oggi il centro storico della città palestinese di Hebron è occupato da 150 coloni protetti dall’esercito israeliano in disprezzo dell’articolo 49 della IV convenzione di Ginevra.