Relazione del viaggio di Gazzella a Gaza, marzo 2023
Ritorno nella striscia di Gaza dopo pochi mesi. Al passaggio di Erez lunghe code di palestinesi in attesa di fare il controllo per andare in Israele, o meglio come dicono alcuni palestinesi “nei territori occupati nel 1948”. Ci vanno per lavorare o per curarsi negli ospedali di Gerusalemme o della Westbank. Perché a Gaza il lavoro è fatica trovarlo e non ci si può curare. Infatti sono lunghe le liste d’attesa per il rilascio di permessi per andare a curarsi; a Gaza mancano strumenti per la diagnostica, per la cura chemioterapica e materiali per la radioterapia.
L’art. 14 comma 1 del Protocollo di giugno 1977, aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949 relativo alla protezione delle vittime dei conflitti armati internazionali, cita:“La Potenza Occupante ha il dovere di assicurare che le esigenze di assistenza sanitaria della popolazione civile continuino ad essere soddisfatte nel territorio occupato”.
Ma Israele si sottrae a questo dovere. Non solo, ostacola le entrate a Gaza dei materiali sanitari. Così ci sono gli interventi di Ong-Cooperazione Internazionale e Associazioni come Gazzella che grazie a donazioni straordinarie e mirate portano un piccolo aiuto in campo sanitario pubblico.
Nel corso della missione a Gaza ho visitato le due strutture delle Cliniche dentali nelle Primary Health Care Clinic, distretti sanitari pubblici, di Shaty camp e El burej che Gazzella con l’aiuto finanziario di donatori ha completamente rinnovato. Nelle cliniche dentali il 60-70% degli utenti sono bambini e i costi delle prestazioni sono significativamente inferiori alle strutture private. (vedi link). Nel corso della missione grazie al contributo dell’Associazione Fonti di Pace, sono stati acquistati i materiali, sempre carenti, necessari per le dure dentali.
Per Fonti di Pace, Associazione che in rete con Gazzella ha sviluppato diversi interventi a Gaza, ho monitorato le attività del progetto di riabilitazione già al secondo anno, finanziato con 8X1000 dalla Chiesa Valdese e realizzato dal Palestinian Medical Relief Society, già partner di Gazzella. Un progetto per bambini ed adulti con disabilità. Disabilità derivanti da difetti congeniti, causa anormalità a carico di una funzione psicologica-fisica o per disabilità acquisita a seguito di eventi traumatici, feriti durante gli attacchi. Obbiettivi del progetto sono di migliorare, là dove possibile, la condizione psico-fisica del disabile e far acquisire autonomia nelle semplici azioni quotidiane, sostenere i famigliari nella gestione del disabile, ma anche aiutare la comunità ad accettare la condizione del disabile per uscire dall’isolamento.
Queste progettualità sono possibili grazie alle sinergie che in questi anni si sono costruite tra vari soggetti italiani e palestinesi, condividendo con loro i bisogni della popolazione e sviluppando quindi interventi mirati .
Le visite ai nostri bambini e bambine sono state come sempre toccanti. In 19 anni ho visto passare nel progetto tanti bambini e bambine, tanta sofferenza e ogni incontro è sempre una prima volta. Quelli che sono usciti dal progetto perché grandi, in buone condizioni di salute non sono stati dimenticati. Alcuni adottanti ai quali è stato sostituito il caso chiedono di portare ancora notizie.
I bambini e le bambine che ho incontrato, per la maggior parte rifugiati, vivono con gli aiuti dell’Unrwa. Nel corso degli incontri i famigliari hanno fatto presente che il pacco di generi alimentari distribuito ogni tre mesi si è “alleggerito”. Non vengono più consegnate scatolette di carne, tonno e formaggio. Il pacco contiene: farina 100 kg, latte 5 kg , olio di mais 5 litri, zucchero 5 kg, ceci 5 kg, lenticchie 4 kg e riso 5 kg. Il problema della malnutrizione a Gaza è stato più volte denunciato. Nel 2020 l’Agenzia del Programma Alimentare Mondiale rilevava che “l’86% dei bambini con meno di 5 anni che vive a Gaza non ha una dieta minimamente accettabile e il 28% delle donne durante l’allattamento ha dei livelli troppo bassi di ferro nel sangue”. Secondo le Nazioni Unite più del 68% dei due milioni di abitanti di Gaza soffre di insicurezza alimentare, definita come “condizione di non avere accesso o non avere i soldi per comprare il cibo necessario per condurre una vita sana ed attiva”.L’Unrwa non provvede solo a fornire aiuti in generi alimentari, ma tra i suoi compiti deve assolvere anche i bisogni dei rifugiati garantendo loro i servizi sanitari, l’educazione, aiuti nel sociale. Negli ultimi anni gli aiuti finanziari all’Unrwa, da parte degli Usa, hanno subito forti tagli. Dietro alla scelta di mettere in sofferenza gli aiuti economici c’è il messaggio chiaro degli Usa, e non solo, di negare la legittimità dei diritti dei rifugiati palestinesi per arrivare a disconoscere lo status di rifugiato.
La presenza di Gazzella, l’ascolto dei bisogni sono un sollievo per le famiglie che non si sentono abbandonate e sanno che dietro a ogni assegno che ricevono ci sono altre famiglie che, anche con sacrificio, cercano di aiutarli a vivere con dignità.
Nel corso della permanenza a Gaza, nei territori occupati gli attacchi delle forze di occupazione israeliane sono state quotidiane. A metà marzo si contavano più di 80 palestinesi assassinati dall’inizio dell’anno, tra cui 16 ragazzi e più di 200 feriti. Come risposta, una rivolta-resistenza quotidiana. Le ragioni? Tante: Occupazione, espulsione dalle case, provocazioni continue dei coloni, uccisioni, razzismo.
Quando lascio la striscia di Gaza la popolazione si sta preparando per il Ramadan. Molte luci per le strade e negozi addobbati.
Il rientro a Gerusalemme, passando per Erez, è sempre impegnativo: controllo valigia, body scanner se va bene una volta, altrimenti ti fanno tornare indietro e lo ripeti un’altra volta e se non soddisfatti ti fanno andare in una stanza, ti fanno spogliare e ripassano i vestiti con metal detector. Esci dalla stanza avvilita ed umiliata non tanto per l’azione subita, ma perché sai che non chiederai la ragione del trattamento avuto.
Finalmente a Gerusalemme, dove i turisti si aggirano in una città militarizzata!
Il giorno seguente lascio la Palestina, con il pensiero alle cose fatte, alle famiglie che ho incontrato e ai sostenitori di Gazzella che sono insieme ai bambini i protagonisti del nostro progetto.
Grazie
G.
Marzo 2023
http://www.gazzella-onlus.com/2022/11/19/dalla-volontaria-di-gazzella-in-visita-allambulatorio-odontoiatrico-a-gaza-il-17112022/