Alle amiche e agli amici che hanno adottato a distanza un bambino palestinese ferito.
Luglio 2002
Care amiche e cari amici,
finalmente i ìvostri e nostriî bambini hanno ricevuto la visita di Gazzella assieme allíaiuto economico che ci avete inviato per loro e che per ben due volte non eravamo riusciti a portargli a causa dei blocchi israeliani.
Grazie alla tenacia, alla capacitý e alla volontý di ferro di Agnese ñ che i ìvecchi adottantiî conoscono dalle cronache precedenti ñ e allíaiuto di Letizia, una ventiseienne ìreclutaî di Carrara che si Ë dimostrata disponibile e infaticabile, sono state consegnate a domicilio (cioË nellíabitazione, non usiamo la parola ìcasaî perchÈ molte volte risulterebbe impropria) 331 buste con il denaro, mentre due buste sono state lasciate al Palestinian Medical Relief perchÈ le consegni a due bambini gravemente feriti segnalati allíultimo momento. Totale: 333 buste consegnate ad altrettante famiglie (in concreto le nostre due volontarie hanno ìtoccatoî 350 indirizzi ñ si fa per dire, non essendoci nei campi nÈ nomi di strade nÈ numeri civici ñ ma in diciassette di essi non erano rintracciabili i piccoli adottati perchÈ le recenti offensive israeliane hanno provocato spostamenti di famiglie, distruzioni di abitazioni, ecc.).
Questo il resoconto un poí burocratico del viaggio a Gaza: ciascuno di voi riceverý successivamente ñ ma dateci tempo almeno una ventina di giorni poichÈ il lavoro Ë tanto e ci sono di mezzo le vacanze ñ le notizie del ìsuoî adottato e la foto.
Ed ora, come Ë tradizione di ìGazzellaî, un poí di cronaca del viaggio per rendere sempre pi˜ intensi i legami allíinterno della nostra rete e per fare partecipi del viaggio anche gli ìadottantiî (il nome Ë brutto, ma non sappiamo trovarne uno migliore: accogliamo i vostri suggerimenti) che sono rimasti in Italia, molti dei quali ci hanno commosso perchÈ, saputo che si stava realizzando il viaggio a Gaza, ci hanno ripetutamente telefonato per avere notizie, fare auguri, rammaricarsi con noi quando le cose andavano storte ( e come leggerete qui di seguito, di ostacoli e di insuccessi ce ne sono stati, nonostante líesito pieno della ìmissioneî). Una serie di difficoltý, non ultima la situazione tesissima nei Territori occupati, ci aveva costretto a fissare la data dellíandata a Gaza verso la fine di giugno. Finalmente eravamo riusciti a formare ñ sulla carta ñ un bel gruppo di sette persone (tutti adottanti o volontari), sufficientemente numerosa per il grande lavoro ñ 350 bambini da incontrare nella Striscia di Gaza. Allíultimo momento perÚ la nostra équipe si Ë inaspettatamente assottigliata, sicchÈ a Gaza sono arrivate solo Agnese e Letizia. Chi ha rinunziato, scoraggiato dallíincertezza della situazione ñ troppo insicure le entrate in Israele e a Gaza -, chi per ragioni di salute ñ uníoperazione chirurgica, una storta a un ginocchio -, chi, infine, come Edoardo e Silvia, perchÈ respinti allíaeroporto Ben Gurion e trattenuti lÏ in condizioni assai spiacevoli per dodici ore (si Ë chiarito poi che le autoritý israeliane non avevano accertato tempestivamente líautenticitý delle nostre credenziali e ritenevano si trattasse di due manifestanti ìterroristiî di Action for PeaceÖ..). ìPerdutiî anche Edoardo e Silvia che cosÏ generosamente si erano prestati a dare una mano anche allíultimo momento. Abbiamo dovuto comunicare per telefono ad Agnese che nessuno sarebbe venuto a lavorare con lei e con Letizia. La risposta Ë stata calmissima e serena: ìState tranquilli: io non mi muovo da qui finchÈ non sono andata da tutti i bambini della lista, fino allíultimo di loroÖ.î.
E ha mantenuto la promessa, con líaiuto di Letizia: per dieci lunghi giorni, nel caldo, nella polvere, fra uno sparo e líaltro, un posto di blocco e líaltro, da mattina a sera, famiglia per famiglia. Grazie a loro i vostri aiuti sono finalmente arrivati a destinazione.
Care amiche e cari amici, abbiamo voluto darvi per prime le buone notizie. CíË perÚ una notizia tragica, che forse molti di voi giý conoscono perchÈ líabbiamo subito comunicata ai giornali, alcuni dei quali (Il Manifesto, Liberazione) líhanno pubblicata con risalto.
Due ìnostriî e ìvostriî bambini, giý adottati rispettivamente da una amica di Roma e da una coppia di Monza sono stati uccisi. Si chiamavano Murad e Fadi. Il primo abitava a Rafah e aveva 14 anni ed era stato ferito gravemente alla testa a gennaio, era in coma. I medici speravano di salvarlo ed era stato perciÚ incluso nella lista che il Medical Relief ci aveva inviato nei primi mesi invernali e subito adottato: invece si Ë aggravato ed Ë morto. Fadi aveva 10 anni ed abitava nel campo profughi di Khan Younis; era stato ferito allíanca e ancora non era in grado di camminare. Nel frattempo perÚ la casa dove abitava era stata rasa al suolo da un bulldozer israeliano e cosÏ la famiglia si era rifugiata in uníaltra abitazione, sempre nel campo profughi. Una notte, colpita da un missile israeliano, la nuova casa ha preso fuoco (forse era poco pi˜ di una capanna di legno) e nel rogo sono morti i genitori e Fadi. Si Ë salvato un fratellino, ma nessuno sa come rintracciarlo.
Non facciamo nessun commento. I piccoli palestinesi uccisi dallíinizio della seconda Intifada, dicono le statistiche, sono 230, quelli israeliani 55. Sappiamo benissimo che ìGazzellaî Ë solo una modestissima, piccola, artigianale rete di solidarietý, sappiamo che per far cessare questo terribile gorgo di morte (non solo di bambini, ma di donne, vecchi, giovani, di civili inermi) ci vogliono ben altre forze, altro potere che non il nostro.
Ma quando Agnese ci racconta líaccoglienza delle famiglie dei piccoli feriti, come siano contente di sentire da uníitaliana parole di solidarietý e di pace (una pace giusta che rispetti indipendenza e libertý), come sia importante per loro sentire che in un altro Paese ci sono persone che capiscono e condividono la loro lotta, che cercano, anche solo con un modesto aiuto economico, di essere solidali con loro, di partecipare al loro dolore, allora siamo orgogliosi della nostra e specialmente della vostra attivitý e siamo certi che insieme stiamo facendo la cosa giusta.
Un saluto a tutti voi con la speranza che continuiate a dare una mano non solo proseguendo líadozione, ma prendendo iniziative per diffondere la nostra rete.
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