Roma, febbraio-marzo 2007
Cari amici,
Fa sempre impressione entrare a Gaza.
Proprio il giorno prima del mio
ingresso era stato inaugurato il nuovo terminal
di entrata/uscita (naturalmente solo per chi può o è stato autorizzato): lussuoso
e vuoto, spaventosamente vuoto. Superato il terminal ti accoglie un lungo
tunnel coperto, (sarà più o meno un chilometro) ad elle che si deve percorrere
a piedi con le valige e quant'altro. E poi Gaza. Jabaliya accoglie i visitatori di Gaza con il suo carico di
povertà, spazzatura ovunque, bambini scalzi; ma già arrivando a Gaza City le
strade si ripuliscono, qua e là i palazzi si fanno alti e curati. Tanta povertà e qualche lusso: anche qui il
neo-liberismo si affaccia con contrasti sempre più arroganti!
Sono a Gaza per un progetto di una Ong italiana di allestimento o ristrutturazione
di 18 scuole materne nel sud di Gaza, unito ad un importante lavoro di formazione delle
insegnanti. In quest’ambito, dopo anni d’esperienza, è nato il progetto di investire anche in un lavoro specifico con
le donne, insegnanti e madri sul tema di genere. Un loro rafforzamento (in
inglese si chiama empowerment) e riflessione sulle condizioni della donna
avrebbe un effetto anche sui bambini e sulle bambine della materna, si potrebbe impostare con loro una diversa
relazione di genere all’interno di una società tradizionale ed ora rinchiusa
sempre più in se stessa.
Mio compito, come donna di un’associazione
di donne “Donne in genere” di Roma, sarebbe quello di lavorare con alcune formatrici palestinesi che si dovrebbero occupare di
questo corso di “empowerment di donne”, per uno scambio di esperienze.
Insieme dovremmo immaginare un
percorso da fare con le insegnanti e le mamme, per riflettere sulla loro
condizione di donne, madri, educatrici.
A Roma un incontro casuale con
Gazzella mi ha portato a conoscere gli amici dell’associazione e così sono
stata ben contenta di poter fare qualcosa anche per loro: visitare alcune
famiglie di bambini feriti.
Questo compito in realtà si è rivelato
per me un’occasione preziosa: mi ha offerto la possibilità di entrare nelle
case della gente comune, famiglie palestinesi, talvolta anche molto numerose (4
figli è il minimo, ma la media è sui 7-8 e poi, … non c’è limite alla
provvidenza!). Questa esperienza è stata per me importante. Nelle altre visite
a Gaza avevo sempre incontrato intellettuali, responsabili di progetto, insomma
gente colta e politicizzata che mi aveva offerto dati, analisi, eccetera...
Queste visite mi hanno offerto uno
spaccato della gente normale, con la loro lotta per la sopravvivenza in una
totale precarietà, che è diventata la loro condizione quotidiana, nella
speranza di un diverso futuro, anzitutto per la famiglia, di avere una casa
migliore, un lavoro, insomma una vita normale.
Ma soprattutto ho avuto l’occasione di
toccare con mano, di vedere con i miei occhi, quanto già l’estate scorsa avevo
letto: i disastri provocati dalle nuove armi. Ho potuto vedere delle ferite
devastanti sui corpi dei sopravvissuti. I racconti delle madri e dei padri di
come i figli, e loro stessi, sono stati feriti erano incredibili: un’arma che
entra nella stanza di notte, fa luce e tutti sono feriti a terra o morti. E’ la
storia della famiglia Fayyad di Beit
Hanun, cittadina vicina al confine nord di Gaza. Questa famiglia ha
avuto la casa distrutta ed ora vivono con vari parenti (le famiglie qui sono
molto allargate) in un appartamento in caseggiato popolare alla periferia della
città. I due bambini hanno delle cicatrici incredibili, il più piccolo, ha una
ferita gli attraversa in diagonale tutta la pancia, che è anche costellata insieme
alla parte superiore delle cosce, da molte piccole cicatrici rotonde, tipo piercing. Questo bambino era stato dato
per morto, come un altro fratello. L’altro bambino sopravvissuto (erano in tre) ha
una brutta cicatrice a croce sul ginocchio sinistro e anche lui ha le gambe con
molte piccole cicatrici diffuse. La
madre ha una gamba sfracellata ed è da 4 mesi stesa su un letto, con dei ferri
che tegono insieme la gamba mentre il femore è un insieme molle con un osso
troppo rotto per essere tenuto insieme. La madre ha raccontato che nella stanza
dove dormivano è entrata come una luce e girava e poi tutti erano a terra morti
o feriti. Il padre non ha lavoro, la casa è andata distrutta.
Non capisco bene cosa può essere successo, ma i
danni sono così impressionanti che chiesi alla mia accompagnatrice del Medical
Relief se potevo incontrare per capire meglio, qualche medico dell’ospedale di Shifa, il più grande ospedale di Gaza.
Il giorno dopo alle 9 ero in ospedale.
Le foto di corpi straziati, di corpi ricoperti di una polvere grigia, e di
altre cose che è meglio neanche nominare che si susseguivano sul computer del
medico, mi hanno convinto che non si può tacere. Ho riportato indietro dei
documenti in inglese su queste armi e le ferite che provocano.
A Roma, nel Centro a cui aderisco, abbiamo
organizzato una serata e ho avuto occasione di parlare ad una radio di Roma. Contemporaneamente
ho trovato materiale in italiano e il gruppo di scienziati e scienziate contro
la guerra che ci lavorano. Bisogna mobilitarci perché queste armi sono usate
non solo a Gaza, ma altrove. Per questo motivo ritengo importante e forse più
utile delle mie parole, imprecise perché non esperta in proposito, unire a
questa lettera una scheda che ho avuto da una scienziata contro la guerra,
Bisogna parlare di tutto ciò, diffondere
questa conoscenza perché nessuno dica mai in futuro “non sapevo”.
La descrizione sulle armi andrebbe accompagnata
con un monitoraggio sugli effetti nel medio periodo di queste armi (uranio
impoverito ecc.) sugli abitanti di Gaza (e di altri luoghi). Però non è
semplice. I medici di Gaza sono isolati. Le ricerche sono costose e
presupporrebbero equipe dedicate. E’ praticamente impossibile portare fuori da
Gaza reperti di tessuti umani, pezzi di
armi ecc. e quindi una ricerca internazionale non ha molti elementi su cui
lavorare anche se ci sono gruppi che lavorano in proposito a partire dal
Libano, dove pare che siano state usate anche queste armi (vedi scheda
allegata).
Gazzella, che accompagna le famiglie
di bambini feriti “adottandoli” a distanza fa un’opera meritoria ed importante.
Molte famiglie ricevono in tal modo un sostanziale aiuto. Il Medical Relief di
Gaza non si fa solo mediatore di questa iniziativa sul posto, ha anche due
ambulatori di fisioterapia e offre un servizio medico ambulatoriale mobile
(mobile clinic) raggiungendo paesi che non sono dotati di servizi medici. In
tal modo alleggerisce anche il lavoro
degli ospedali già di per sé affollati.
Insomma, il nostro aiuto alle famiglie
di bambini feriti è un importante intervento “a valle” di concreta solidarietà
in una situazione talvolta di indigenza grave. Ma non basta. La nostra
mobilitazione deve riguardare l’arresto di questo macello.
E il viaggio è lungo. Va affrontato
senza ideologie, guardando in faccia la realtà che è complessa ma che non può
non trovare una soluzione. Mobilitiamoci.
Gianna
Ass. “Donne in genere” – Roma
Ps: Di questo
mio viaggio ho fatto un diario quotidiano. A chi interessa lo può leggere sul
sito del Centro Donna LISA (di “Donne in genere”):
http://www.centrodonnalisa.it/pubblicazioni/VOCI
DI DONNA.pdf
Allegato una scheda sulle armi ad
energia diretta.
Gazzella-Onlus – C.F. 97256870581
c.p. 7240 Roma Nomentano
tel/fax 0686326642
email: pergazzella@katamail.com
ARMI AD ENERGIA DIRETTA
(direct
energy weapons - DEW)
a
cura del gruppo di lavoro AIE "Epidemiologia e guerre"
Per
"armi ad energia diretta" si intende una classe di armamenti comprendente
numerosi dispositivi capaci di indirizzare sui bersagli, in modo molto preciso
ed efficace, svariate forme di energia non cinetica. In sostanza, piuttosto che
colpire l'obiettivo con un proiettile, o mediante la forza d'urto di
un'esplosione, questi dispositivi inviano sul bersaglio radiazioni
elettromagnetiche, od onde acustiche, o plasma ad elevata energia, o raggi
laser. Gli effetti legati all'uso di tali armi possono essere sia letali che
non letali, mentre i campi d'applicazione variano dalla difesa antiaerea alla
tutela dell'ordine pubblico.
Qui
di seguito riportiamo le principali armi, i paesi in cui la tecnologia si è
sviluppata e i riferimenti bibliografici (ufficiali, laddove è possibile) per
approfondimenti. Le informazioni sono tratte dal documento: www.rainews24.it/ran24/inchieste/documenti/ARMI_ENERGIA_DIRETTA.pdf
1.
ARMI AL PLASMA E AD IMPULSI
"Proiettile"
di energia, composto da materia elettricamente carica composta da elettroni,
neutroni e protoni. Studiato approfonditamente dagli scienziati del DARPA (il
dipartimento per la ricerca e l'innovazione tecnologica del Dipartimento della
Difesa USA), con la collaborazione di una azienda tedesca. In sperimentazione
da parte degli eserciti di USA, Israele e Australia.
Pulsed
Impulsive Kill Laser (PIKL): applicazione letale in grado di perforare lastre di
metallo.
http://www.dtic.mil/ndia/smallarms/Moore.pdf
Pulsed
Energy Projectile (PEP): applicazione non letale in grado di stordire uomini e
animali, creando forte dolore e temporanea paralisi, e di bloccare i veicoli,
in quanto il suo "impulso energetico" interferirebbe con i sistemi
elettrici di iniezione. Il raggio d'azione del PEP è di circa 2 Km, ed il suo
funzionamento
si basa sull'emissione di un impulso laser ad infrarossi. Indicato per scenari
di ordine pubblico e presidio di checkpoint.
http://www.thememoryhole.org/mil/weapons/navy-ufl_pep_contract.htm
2.
ARMI A MICROONDE
I
primi a sperimentare le microonde in modo più sistematico furono i sovietici.
Active
Denial System – Il "raggio del dolore": dispositivo in grado di
indirizzare ("sparare") un fascio di microonde ad alta energia verso
un bersaglio preciso. E' classificato come "arma non letale", in
quanto il suo raggio invisibile penetra sotto la pelle soltanto per alcuni
millimetri, facendo temporaneamente impazzire i recettori del dolore. Nel giro
di 1-2 secondi chi viene colpito dal raggio a microonde prova la sensazione di
andare a fuoco. Indicato da documenti
ufficiali per il controllo delle folle e dell'ordine pubblico, ma le
organizzazioni umanitarie sostengono che
potrebbe facilmente tramutarsi in un versatile strumento di tortura.
Possibili danni fisici: ustioni, danni oculari, cancro, precoce invecchiamento,
riduzione delle difese immunitarie, danni a pelle e retina, effetti molecolari e genetici. Sviluppato da
Raytheon, a Tucson (USA). La Forza Multinazionale in Iraq ha ordinato 3 veicoli
ed è stata richiesta l'approvazione per altri 14.
www.defenseindustrydaily.com/2006/03/usaf-detachment-8-continues-us-research-into-empmicrowave-weapons/index.php
E-Bombs, Electromagnetic Pulse, High
Powered Microwave (HPM): bombe capaci di produrre onde
elettromagnetiche comprese nel range dei 4-20 Ghz, capaci di "accecare"
un gran numero
di apparati tecnologici (sistemi
informatici, telefonici, elettrici, radio, tv, ecc.), senza una reale
esplosione: i dispositivi liberano la propria energia in aria, senza produrre
alcun suono o fenomeno
visivo. L'effetto delle invisibili onde
prodotte dalla "bomba", devastante per tutti i dispositivi
elettronici, è praticamente nullo su cose
e persone. Sviluppato in Russia, USA, India, Svezia.
www.heritage.org/Research/NationalSecurity/bg1931.cfm
3.
ARMI LASER
Tactical
High Energy Laser (THEL): potente raggio laser che viene utilizzato per fare
esplodere missili e proiettili in volo. Sviluppato dalla compagnia Northrop
Grumman. In sperimentazione in USA e Israele. In dotazione all'esercito
israeliano.
www.st.northropgrumman.com/media/presskits/thel/press_kit.html
Airborne
Laser (ABL):
laser chimico ad alta energia (Chemical Oxygen Iodine Laser - COIL), montato su
di un Boeing 747 modificato, in grado di individuare ed abbattere missili
balistici. Sviluppato dalla
Northrop
Grumman e dalla Boeing. In dotazione all'aeronautica USA dal 2003.
www.boeing.com/defense-space/military/abl/
Space-Based
High-energy Laser (HEL): laser montato su di un satellite, capace di colpire
bersagli nello spazio, sulla terra ed in aria e pensato per distruggere i
satellite nemici orbitanti. In sperimentazione in USA, Israele e Cina.
www.fas.org/spp/starwars/program/sbl.htm
Laser
a raggi ultravioletti:
laser capace di paralizzare animali e persone, sfruttando le caratteristiche
dei raggi ultravioletti. In sviluppo presso HSV di San Diego (USA).
http://www.hsvt.org/main.html
Laser
ZEUS:
laser montato su di un Humvee (un veicolo militare dell'esercito USA simile ad
una jeep). Ufficialmente impiegato in Afghanistan per fare brillare le mine,
ufficiosamente usato anche in Iraq.
http://www.zeus.sparta.com/
APPROFONDIMENTI
Una raccolta degli articoli del sito
d'informazione militare Defense Tech sulle armi al laser, ad impulsi, al plasma
e a microonde è disponibile su
www.defensetech.org/archives/cat_lasers_and_ray_guns.html