Gazzella e l’attuale
situazione palestinese
Cari amici di Gazzella,
come ben
sapete la nostra associazione – nata nel 2001 dopo lo scoppio della seconda
Intifada per portare sostegno ai bambini feriti e alle loro famiglie - opera da
allora in stretta collaborazione con il Palestinian Medical Relief Society
(Comitati di soccorso medico palestinese). Tale organismo, come più volte
sottolineato, è una organizzazione non governativa di matrice laica (il
fondatore e presidente è il dott. Mustafa Barghouti, medico stimato a livello
internazionale e amico della nostra presidente, ora scomparsa, la dott.ssa
Marina Rossanda) che si occupa di assistenza medica e di riabilitazione
motoria, con sedi sia a Gerusalemme che a Gaza. La storia travagliata della
Palestina non ha modificato la natura di questa organizzazione che si riconosce
pienamente nelle istanze della società civile palestinese e che continua ad
operare ad esclusivo beneficio di chi necessita di cure mediche e
riabilitative.
Tutti noi che
abbiamo a cuore le sorti di questa terra martoriata abbiamo avuto modo di
seguire ciò che è accaduto nelle ultime settimane e che è stato dai mass-media
inopinatamente definito “guerra civile”.
Al di là di ogni personale considerazione, quel che è certo è che, nella
Striscia di Gaza come negli altri territori occupati, in questi ultimi anni si
era venuta a consolidare una dirigenza politica spesso corrotta che poco
pensava ai bisogni di una popolazione sotto occupazione militare da ben
quarant’anni, ma al contrario era ben più attenta al proprio arricchimento
individuale. Con le elezioni del gennaio 2006 la gente di Gaza ha cercato, con
un voto essenzialmente di protesta, di ribaltare questa situazione. Le
conseguenze di questa scelta sono sotto gli occhi di tutti: blocco dei dazi
doganali, degli aiuti economici, isolamento internazionale, parlamentari
regolarmente eletti arrestati in massa. Quasi un milione e cinquecentomila
individui rinchiusi in una prigione di poco più di quattrocento chilometri
quadrati.
Infine il
tentativo di Fatah di recuperare in ogni modo il potere perduto che ha portato
ai cosiddetti ‘scontri interpalestinesi’ e, come sempre, (come ci ha fatto
notare un nostro ‘vecchio’ sostenitore) quando la parola passa alle armi i
torti sono da entrambe le parti.
Nei giorni
scorsi abbiamo avuto notizie dalla Cisgiordania (formalmente sotto ‘il
controllo’ di Abu Mazen): tutto il territorio è chiuso, la città di Nablus è
sotto coprifuoco. Il sindaco di Nablus, che i nostri volontari Giuditta e Ugo
hanno avuto modo di conoscere durante l’ultimo viaggio dello scorso aprile,
(Nablus è gemellata con la provincia di Firenze che sovvenziona un progetto del
Medical Relief nel distretto sanitario di Sabastia, vicino Nablus) è stato
arrestato, prelevato nella notte dalla sua abitazione e trasferito non si sa
dove. Per i medici è diventato impossibile raggiungere il distretto, finanziato
dalle municipalità italiane, e i villaggi circostanti sono completamente
isolati.
Abbiamo avuto
modo di parlare anche con il dott. Abdalhadi Abu Khusa, responsabile del
Medical Relief di Gaza. Ci ha detto che la situazione interna è ‘tranquilla’,
ma che naturalmente continuano le incursioni militari israeliane, con il solito
corollario di morti e feriti. La popolazione necessita di tutto, l’erogazione
di energia elettrica è saltuaria. Negli ospedali iniziano a scarseggiare i
presidi medici di pronto soccorso. Mancano i generi di prima necessità perché
Karni, il posto di blocco commerciale, è chiuso. Ogni cosa viene acquistata al
‘mercato nero’, ovviamente controllato dagli israeliani che all’oppressione
uniscono il lucro. A breve ci sarà una vera e propria emergenza umanitaria.
Premesso tutto
ciò, con queste poche righe vogliamo ribadire a tutti i nostri amici e
sottoscrittori che la nostra associazione ha sempre operato – e con il vostro
sostegno continuerà a farlo – nell’interesse dei bambini feriti e delle loro
famiglie, con lo scopo primario di
portar loro il sostegno e la solidarietà dei tanti che in Italia condividono le
loro sofferenze. Anche in questo momento della storia della Palestina, pensiamo
che Gazzella debba operare super-partes, ovvero adoperarsi al meglio per
sopperire ai bisogni della popolazione civile che è la prima a pagare per colpe
non sue.
Ci siamo
chiesti che cosa potevamo fare per cercare di alleviare le sofferenze delle
famiglie da noi assistite.
A giugno
abbiamo mandato via banca la somma di 35.000 euro al Medical Relief di Gaza che
sta provvedendo alla consegna alle famiglie dei bambini inclusi nel nostro
progetto.
Ci è stato detto che nella Striscia di Gaza c’è bisogno di cibo; il Medical Relief di Gaza con la sua struttura potrebbe occuparsi della distribuzione di razioni alimentari alle famiglie…. Ci è stato chiesto di contribuire a sovvenzionare questo progetto e pensiamo di aderire a tale richiesta interpretando il sentimento di tutti gli amici di Gazzella.
E ancora:
ricordate Issa, Imad e Ibrahim, i tre adolescenti che mentre raccoglievano
fragole in un campo di Bayt Lahiya hanno perso entrambe le gambe a causa di un
cannoneggiamento dell’esercito israeliano?
La nostra associazione aveva già contribuito con l’acquisto di tre
carrozzine e la costruzione di un servizio igienico adatto alle loro necessità.
Ora i medici sostengono che i ragazzi hanno bisogno di costanti cure
fisioterapiche affinché non si ‘appesantiscano’ troppo considerato che non è
tecnicamente possibile applicare loro delle protesi. Sarebbe possibile, con un
finanziamento annuale di Gazzella, sostenere il Centro di riabilitazione del
Medical Relief che si trova nel campo profughi di Jabaliya. Tale centro
potrebbe aiutare anche altri bambini che non sono più in grado di camminare a
causa delle ferite causate dalle armi batteriologiche usate dagli israeliani
durante i bombardamenti dello scorso anno.
Il centro di riabilitazione ha bisogno di 25.000 euro annui per coprire
le spese del personale, del trasporto dei disabili e del funzionamento della
struttura. Pensiamo di poter contribuire a coprire almeno una parte delle
spese.
Ecco cari
amici, oltre al sostegno ai bambini feriti attraverso le ‘adozioni’, quali sono
i progetti di Gazzella di cui volevamo rendervi partecipi, sicuri di
condividere un comune ‘sentire’ e nella tenace speranza che si avveri ciò che
scrivemmo quando abbiamo creato la nostra associazione:
“Vogliamo aiutare le bambine e
i bambini palestinesi perché possano crescere sereni e liberi, nella loro
terra, senza guerra, senza violenza.”
I volontari di Gazzella-onlus:
Alessandro, Antonella, Carla, Francesca, Giovanna,
Giuditta, Janet, Maria Grazia, Massimo, Rossana, Sancia, Ugo
Roma, 3 luglio 2007