25.02.2003
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Messaggi
di "Palestina Libera"
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Date: Tuesday, February 25, 2003
UNO. Ultime notizie
DUE. Pressione etica
TRE. No alla Guerra dalle Chiese Di Gerusalemme, di Baghdad e di Sarajevo
QUATTRO. Noi Donne in Nero
CINQUE. 2 APPELLI URGENTISSIMI
SEI. Campagna volontari/e per la pace
SETTE. LE RAGIONI DEL NEMICO
OTTO. "Guerra? Noi NO" su Teleambiente
NOVE. Palestina - Diario di Guerra - Umberto Romano
Chi fosse interessato a ricevere uno o piu' documenti (riportiamo gli "ultimi arrivi" del nostro archivio) puo' inviare una email a palestina_libera@libero.it
* FOTO 8 MARZO (GAZA) di Concetta Di Bartolomeo, Premio 8 marzo per la solidarieta' rilasciato dalla Consulta Regionale femminile del Lazio
* "Detruire la palestine" di tanya reinhart, da pag. 92 a pag. 125
* "Detruire la palestine" di tanya reinhart, ultima parte
* Foto del nuovo muro israeliano
* Foto di un militare che terrorizza studenti palestinesi con una bandiera israeliana
UNO. Ultime notizie (inglese):
http://www.reuters.co.il/
http://www.haaretzdaily.com
http://www.indymedia.org.il/imc/israel/webcast/index.php3?language=en
DUE. Pressione etica
Questa e' la lettera di una riserva dellŽesercito Israeliano, Primo sergente, agli internazionali.
21 febbraio 2003
Mi chiamo Daniel Dworsky, sono primo sergente dellŽesercito israeliano. Numero di matricola:
ID # DN BDRCK 2297771.
Gli obiettori, messi tra i prigionieri militari, sono sempre di piu'.
Molti di loro sono riservisti che hanno mogli e bambini. Hanno dato prova di grande coraggio.
Ma nel nostro esercito ci sono anche gli AWOLS (Absent with out leave),
soldati cioe' che non fanno lŽobiezione, ma ostacola la normale routine.
Non sono mai stati tanti. Molti di noi stanno nellŽesercito solo per la paura che
altri possano obbedire agli ordini di colpire i civili.
In Israele il livello di poverta' ora e' altissimo, il piu' alto dagli anni Ž50,
e molti soldati di carriera, tra loro piloti e ufficiali dellŽintelligence, hanno scelto
la prigione e la disoccupazione piuttosto che rispondere a ordini che sentono immorali.
Io devo rispondere dellŽassenza di 60 giorni su un anno dal dipartimento di Giustizia militare.
Parte del mio lavoro e' anche controllare i soldati e redigere verbali. Non lŽho fatto per
18 mesi. Invece mi sono adoperato per aiutare gli internazionali a documentare o fare azioni
di disobbedienza in violazione del codice dellŽesercito. Io amo il mio paese. Credo che la
leadership di Israele sia pazza. Penso che gli abitanti degli insediamenti e la polizia
locale sia collusa. Ormai il 40 per cento degli israeliani sono in grande imbarazzo e presto
lo sara' il 100 per cento, ma mano che arrivano le notizie dalla Palestina.
Ho potuto sperimentare la realta' in entrambi i lati del conflitto.- Ci sono molti soldati
che lavorano nei territori occupati che sono scioccati di quel che hanno visto.
CŽe' un codice di onore nellŽesercito che si chiama TOHAR HANESHEK (si pronuncia TOW-har ha NEH-shek).
EŽ quello che gridiamo quando un soldato sta facendo qualcosa di orribile come uccidere
un prigioniero disarmato o obbedire ordini che sorpassano ogni decenza.
Alla lettera significa "la purezza delle armi".
UnŽaltra frase che spiega alla lettera il soldato israeliano e' DEGEL SHACHOR (DEH-gel Sha-Hor).
Che vuol dire Bandiera nera. Se uno di noi dice "Atah MeTachat Degle Shahor" vuol dire
"sei sotto la bandiera nera, stai obbedendo a ordini immorali". Ti mette in crisi ed e'
uno shock sentirlo dire a "stupidi stranieri fuori di testa".
Ogni volta che vi capita cercate di parlare con i soldati. Non fate lŽerrore di considerarli
oggetti come magari stanno facendo loro. Pensateli persone. Mahatma Gandhi e' stato il
piu' famoso attivista della non violenza. Penso che abbia preso la sua forza dal buono che
ha trovato nei suoi nemici.
Per favore non mollate con noi tutti.
State facendo una buona cosa. Vi ringrazio.
Pace
Danny
TRE. No alla Guerra dalle Chiese Di Gerusalemme, di Baghdad e di Sarajevo
"In quest'ora di preoccupazione internazionale, tutti sentiamo il bisogno di rivolgerci al
Signore per implorare il grande dono della pace."
Noi pastori della Chiesa cristiana che e' in Gerusalemme che e' in Sarajevo, che e' in Iraq
facciamo nostre queste accorate parole del Papa, e insieme vogliamo unire la nostra voce
alla sua per chiedere che la pace, dono di Dio, sia anche ricercata da tutti gli uomini e
le donne sulla terra.
La nostra e' una voce debole, ma vogliamo essere voce della nostra gente che ha subito e sta
subendo la guerra, oppressioni e ingiustizie e che vive nelle nostre terre, diventate
tragicamente simbolo di sofferenza, non solo negli anni scorsi ma anche oggi.
Le nostre non sono tutte citta' sante come Gerusalemme, e nemmeno citta' cattoliche.
Ma certamente sono citta' martiri.
Noi che abbiamo vissuto o stiamo ancora vivendo la tragedia della guerra, vogliamo
dire al mondo intero, in particolare ai potenti della terra: non imboccate la strada
della guerra, perche' e' una strada senza uscita. La pace e' lŽunica strada da percorrere,
e' direzione obbligatoria..
Non cŽe' violenza, non cŽe' terrorismo, non cŽe' guerra che non porti con se' altra violenza,
odio, distruzione, sofferenza e morte.
Cristo e' la nostra pace. EŽ il Vangelo della pace che deve illuminare i nostri cuori e
guidare le nostre scelte perche' siano scelte di totale rifiuto della violenza e della guerra.
Ci rivolgiamo a tutti, credenti e non credenti, uomini e donne di buona volonta', ma in
particolare a chi ha la responsabilita' e il potere di decidere sul futuro, perche' possa
far prevalere il buon senso e il dialogo ricordando che `la guerra e' avventura senza ritornoŽ.
Con il Papa anche noi diciamo: "No alla guerra! La guerra e' sempre una sconfitta dellŽumanita'."
Se la guerra e' distruzione e morte, non meno tragiche sono le conseguenze che una guerra porta
inevitabilmente con se': divisioni, odi e tanti profughi. Sono davanti agli occhi del mondo
i milioni di profughi della Bosnia e di tutta la ex Jugoslavia; le condizioni invivibili
dei Palestinesi, profughi nella loro terra o in terra straniera. E, in caso di guerra,
quanti saranno i profughi dallŽIraq, che si andranno ad aggiungere a chi ha gia' cercato
speranze di vita fuggendo da quella terra, da troppi anni segnata dalla guerra e dallŽembargo?
Sappiamo che in ogni parte del mondo stanno crescendo incontri di preghiera e momenti
di confronto civile e pacifico per invocare la pace. Questo per noi e' motivo di
grande speranza, speranza nel Dio che ascolta sempre la preghiera dei piccoli, dei poveri
e degli indifesi.
Non lasciateci soli, perche' il mondo oggi ha bisogno di costruire questa speranza.
23 febbraio 2003
Michel Sabbah, Patriarca latino di Gerusalemme
Presidente Internaz. Pax Christi
Vinko Card. Puljic, Arcivescovo di Sarajevo
Raphael Bidawid, Patriarca di Babilonia dei Caldei - Iraq
QUATTRO. Noi Donne in Nero,
cercando di abitare il mondo con amore, giustizia e solidarieta',
attraverso confini e conflitti
per l' 8 Marzo e non solo
saremo
in Palestina/Israele
Missioni civili di pace
dal 3 al 10 marzo
in Pakistan e in Afghanistan
con le donne RAWA, HAWCA e le pacifiste pakistane
dal 6 allŽ14 marzo in Pakistan e dal 15 al 21 marzo in Afghanistan
in Kurdistan/Turchia
per il capodannoKurdo di Nevroz
dal 16 al 23 marzo
in Serbia e Kosovo
dal 6 al 14 marzo con le donne in nero
e il giorno 8 marzo in tante e tante citta' e piazze italiane
con tutte quelle donne e quegli uomini che
condividono un mondo senza violenze, discriminazioni,
e questa e tutte le guerre.
Se ci vuoi essere anche tu:
e-mail:donneinnero@yahoo.it
tel. 06 69950217/06 69200965
fax 06 69950200
CINQUE. 2 APPELLI URGENTISSIMI
ISM NABLUS
by Angelo Friday February 21, 2003 at 11:15 AM
http://italy.indymedia.org/news/2003/02/182526.php
IMPORTANTE APPELLO ISM A NABLUS
IMPORTANTISSIMO nell'attuale situazione di assedio della citta' vecchia di
Nablus, Cisgiordania, le forze di occupazione israeliane hanno arrestato la
27enne susan barclay, attivista di lunga permanenza nella citta', ed il
consolato Usa, contattato da coordinatori dell'Ism ha eluso i propri
obblighi disinteressandosi totalmente della sorte di Susan, attualmente
detenuta presso il posto di polizia di Ariel. E' di assoluta urgenza che
Susan possa restare a svolgere il suo lavoro a nablus, quale una dei pochi
esperti coordinatori sul posto. Chi ha una conoscenza sufficiente
dell'inglese chiami per favore il consolato americano a Tel Aviv insistendo
perche' il caso venga seguito, qualificandosi pure come giornalisti o come
media attivisti in grado di diffondere la notizia del disinteressamento
dell'ambasciata. Il nr. e' +972 3 519 7575, per favore e' importante per
l'attivita' dell'Ism a Nablus. Grazie a tutti
appello di tre ragazzi di brescia il cui padre palestinese e' stato rapito dalla polizia israeliana
Reply-To: "Gianni Meazza" <md4554@mclink.it
----- Original Message -----
From: Associazione Islamica Ahlalbait
To: ahlalbait128@yahoo.it
APPELLO URGENTE DI TRE RAGAZZI DI BRESCIA, CITTADINI ITALIANI, CHE HANNO VISTO IL LORO PADRE,
TAYSSER KHALED, SPARIRE NELLE MANI DELLA POLIZIA ISRAELIANA LA SCORSA DOMENICA E DA ALLORA
NON NE HANNO AVUTO PIU' NOTIZIE. SIETE PREGATI DI FAR GIRARE QUESTA MAIL IN PARTICOLARE
AD ASSOCIAZIONI VICINE ALLA QUESTIONE DELLA PALESTINA, O ASSOCIAZIONI UMANITARIE IN GENERE,
NONCHE' PARTITI O PERSONALITA' POLITICHE; SE CONOSCETE GIORNALISTI, DELLA CARTA STAMPATA O
TV E RADIO, PROPONETEGLI DI PARLARE DELL'ARGOMENTO. DIVERSI SONO I QUITIDIANI CHE LUNEDI
HANNO PARLATO DEL FATTO DIMENTICANDO PERO' UN PARTICOLARE: TAYSSER KHALED HA TRE FIGLI CHE,
IN QUANTO CITTADINI ITALIANI, HANNO TUTTO IL DIRITTO DI SPINGERE ISTITUZIONI E MEDIA DEL
NOSTRO PAESE A FAR LUCE SULL'ARGOMENTO.
Grazie
Andrea
I FIGLI DI TAYSEER KHALED (ODEH),CITTADINI ITALIANI, DENUNCIANO L'ILLEGALITA' DELL'ARRESTO
DEL PADRE, E CHIEDONO AIUTO ALLE AUTORITA' ITALIANE.
Tayseer Khaled membro del comitato esecutivo dell'OLP,e dirigente di primo piano del Fronte
Democratico per la Liberazione della Palestina (FDLP), in data 16-02-03 e' stato arrestato da
una unita' speciale israeliana.
La violenta irruzione all'interno dell'edificio in cui si trovava Tayseer Khaled e' avvevuta
durante l'ennesima invasione israeliana della citta' di Nablus, citta' autonoma palestinese,
e ha comportato, oltre all'arresto di due suoi collaboratori, l'uccisione di tre civili.
Secondo testimoni l'arresto e' avvenuto con i soliti modi umilianti dell'esercito israeliano:
denudando, ammanettando e bendando i suoi collaboratori.
L'atto e' da considerarsi una estrema violazione degli accordi di Oslo siglati tra il governo
israeliano e l'autorita' nazionale palestinese.
Nostro padre godrebbe inoltre dell'immunita' diplomatica e le sue mansioni sono di carattere
esclusivamente politico.
Noi figli,ci troviamo in una situazione di estrema angoscia e confusione data l'impossibilita'
di reperire notizie, ignorando inoltre quali siano le motivazioni che abbiano portato
all'arresto di nostro padre.
Dal momento che siamo a conoscenza delle gravi condizioni di detenzione e di violazione dei
diritti umani all'interno delle carceri israeliane, esprimiamo la nostra paura e preoccupazione.
inoltre puntualizziamo il suo bisogno di assumere quotidianamente dei farmaci che non
risultano in suo possesso. E dalla nostra posizione di cittadini italiani, chiediamo alle
autorita' italiane di intervenire per garantire la sua incolumita' fisica e morale nonche'
la sua immediata scarcerazione.
Nadia, Fabian e Murad Odeh
Per contattarci potete chiamare ai numeri :389-0716297; 349-8351590
e-mail: fabianodeh@libero.it
SEI. Campagna volontari/e per la pace
ASSOCIAZIONE PER LA PACE
campagna volontari/e per la pace
balcani - kurdistan - palestina
per sostenere la costruzione della pace
partecipa alle azioni di protezione e solidarieta'
primi appuntamenti : meta' marzo partecipazione alla delegazione per il newroz in kurdistan
fine marzo formazione e invio di volontari alle azioni di gipp in palestina
per informazioni associazione per la pace
tel 068841958 email info@assopace.org
SETTE. LE RAGIONI DEL NEMICO
alcuni estratti a cura di vincenzo tradardi dal libro in oggetto.
alfredo tradardi
LE RAGIONI DEL NEMICO
voci ebraiche a favore della causa palestinese
Casagrande Ed., 2002
Quel che e' necessario fare , con urgenza , e' ritirarsi dai territori occupati.
E ritirarsi davvero, dando ai palestinesi una continuita' territoriale fra la
Cisgiordania e Gaza , con una apertura verso lŽEgitto e la Giordania.
Ami Ayalon, ex capo del servizio di sicurezza israeliano Shin Bet , Le Monde 22 dicembre 2001
***
Quando dei giovani palestinesi disperati, mossi dallŽassenza di una qualunque
prospettiva e dallŽagitazione politica compiono in un ultimo massacro lŽatto estremo
di farsi esplodere insieme a israeliani innocenti , si parla di terrorismo e la
responsabilita' viene addossata a tutto il popolo palestinese. Quando una colonna
di panzer e di bombardieri israeliani bombardano centri cittadini densamente popolati
o campi profughi , cio' e' invece considerato un atto di legittima autodifesa.
Quando Israele per mesi e per anni strangola le localita' palestinesi con posti di blocco
che rendono impossibile ogni attivita' economica , politica e sociale, spingendo
spietatamente un intero popolo nella piu' cruda poverta', la cosa viene accettata
come una normale disposizione di sicurezza. Ma quando invece la comunita'
palestinese si difende con le armi contro i coloni israeliani , lŽoccidente
considera tutto cio' tuttŽaltro che un atto di legittima difesa; e gli
estremisti palestinesi che ubbidiscono solo alla legge dellŽatrocita',
cementano, a seconda delle proprie forze, questo pregiudizio.
Victor Kocher giornalista svizzero, su Neue Zurcher Zeitung, 30 maggio 2002.
***
Credo che stare a un posto di blocco stradale e selezionare chi ha diritto di andare
allŽospedale o a un reparto di maternita' e chi no, sia una cosa palesemente illegale .
Percio' credo che ogni soldato assegnato a un posto di blocco nei territori occupati
debba rifiutare lŽordine e andare in prigione e' inaccettabile permettere allŽesercito
di introdurre posti di blocco a ogni angolo di strada impedendo alla gente di andare
a lavorare , di andare dal medico, di condurre i propri affari quotidiani e tollerare
i posti di blocco come se provenissero da un decreto divino. Questa secondo le
Convenzioni di Ginevra e' una punizione collettiva di civili ed e' quindi illegale.
Credo che sia una vergogna che cosi' pochi soldati rifiutino di prestare servizio
nei territori occupati , ma non posso lamentarmi perche' nemmeno io lŽho fatto
quando avrei dovuto.
Igal Shochat gia' pilota da combattimento; ora medico volontario del gruppo
"Medici per i diritti umani", da un articolo comparso sul quotidiano HaŽaretz, 27 gennaio 2002
***
Soldati e coloni israeliani sono in grado di giustificare perfettamente di fronte a se stessi,
senza un filo di rimorso, lŽuccisione continua di bambini palestinesi, la distruzione di
case palestinesi, lŽoccupazione dei territori palestinesi e il loro disse-zionamento.
Un governo israeliano giustifica esplicitamente il suo comportamento come necessario
per salvare lo stato ebraico e per salvare lŽebraismo nel mondo. Ecco io sono qui
per far sapere a Israele , ad altri ebrei americani che io, come ebreo americano,
non accetto lŽuccisione di palestinesi e che cio' non puo' avvenire NEL MIO NOME.
Steven Feuerstein, ingegnere informatico americano, uno dei fondatori del movimento
Not In My Name (dal discorso tenuto il 24 ottobre 2000 allŽUniversity of Illinois , Chicago).
***
Secondo i criteri che attualmente si applicano per il Kosovo e per la Serbia,
Ariel Sharon dovrebbe venir portato davanti a un tribunale per crimini di guerra.
Invece e' stato eletto primo ministro. ... Il percorso che Israele sta seguendo
non sorprende nessuno . I paesi che cercano di mantenere sotto occupazione un
altro popolo con la forza , prima o poi finiscono col dotarsi di governi repressivi
o addirittura fascisti. Vie di mezzo non esistono. O Israele pone fine allŽoccupazione,
smantella le colonie e se ne va dalla Cisgiordania, o scivolera' verso destra fino ad
avere alla sua testa pesone come Ariel Sharom. Ma con Sharom Israele potrebbe dioventare
lŽartefice di azioni di pulizia etinica simili a quelle che originariamente crearono
il problema dei profughi palestinesi.
Michael Lerner rabbino della sinagoga di S. Francisco USA , lŽarticolo e' apparso sul
bimestrale Tikkun nel gennaio 2001.
***
Il ritiro incondizionato dellŽesercito israeliano dai territori occupati e lo
smantellamento delle colonie costituirebbe soltanto lŽapplicazione di un diritto
formalmente riconosciuto da piu' di 35 anni dalle risoluzioni dellŽONU 242 e 337 fino
alla risoluzione 1032 del Consiglio di sicurezza. Invece Bush chiede sempre piu'
concessioni r gaeranzie da parte delle vittime. Sharom mette sotto sequestro i loro
rappresentanti, fa saltare con al dinamite le loro case, il suo esercito blocca le
ambulanze. Questa politica conduce direttamente verso la catastrofe, non solo il
popolo palestinese che rischia un nuovo esodo sotto la minaccia della pulizia etnica,
ma anche il popolo israeliano trascinato in questa spirale suicida dai suoi dirigenti.
Infatti, quale puo' essere lŽavvenire di uno stato fo,dato sullŽoppressione,
lŽingiustizia e il crimine?
Articolo comparso su Le Monde il 6 aprile 2002 e firmato da un gruppo di ebrei francesi.
***
Sono un soldato dellŽesercito israeliano, imprigionato per essermi rifiutato di
partecipare alla repressione. Sono animato dalla convinzione che e' inammissibile
essere un ebreo , figlio di rifugiati, e nel contempo sopraffare un popolo di rifugiati.
Sono un ebreo timoroso di Dio , e in quanto tale non mi e' permesso prendere parte in
azioni che negano la liberta' agli altri e non posso prestare servizio in territori
sotto occupazione. Sono in prigione ma mi sento molto piu' libero della maggior parte
degli israeliani che conosco, per una semplice ragione: non porto il fardello del
ripudio e della crudelta'.
David Hacham-Herson, lettera scritta il 5 agosto 2001 dalla prigione militare n. 4
OTTO. "Guerra? Noi NO" su Teleambiente
Vi pregherei di fare sapere in giro tramite le mailing list dei movimenti
che mercoledi 26 febbraio, dalle ore 22,10 alle 23,10, su Teleambiente
(canale 68) andra' in onda la terza puntata della trasmissione settimanale
contro la guerra:
"Guerra? Noi No!"
La puntata sara' dedicata a due temi: il boicottaggio dei treni e delle navi
della guerra ed alle conseguenze dell'aggressione all'Iraq sull'area
mediorientale.
In studio:
- un esponente del sindacato dei lavoratori dei trasporti (Filt-Cgil), Mario
Cocco di "Bastaguerra";
- un rappresentante dei curdi in Italia, un giornalista iraniano, il
giornalista di "Avvenimenti", Fabrizio Marchi;
- Luisa Morgantini, europarlamentare del PRC ed esperta dei problemi
mediorientali, e Loredana De Petris, una senatrice dei Verdi che
recentemente si e' recata in Irak.
Saranno mandate in onda: un'intervista a Nemer Hamad, ambasciatore
dell'Autorita' palestinese in Italia, un video sulla Palestina di Fabrizio
Marchi, immagini dei presidi contro i treni e davanti la base USA di Camp
Darby.
Un box dentro la trasmissione sara' dedicato alle "Matite contro la guerra":
le vignette piu' belle apparse sulla stampa negli ultimi giorni.
La trasmissione sara' in diretta con la possibilita' per i cittadini di
partecipare via telefono al dibattito (06-20608078 oppure 06-20608068).
Grazie per la vostra collaborazione.
Sandro De Toni (Peacelink)
NOVE. Palestina - Diario di Guerra - Umberto Romano
http://www.peacelink.it/webgate/pace/msg02142.html
http://www.sahrawi.it/home.htm
la mongolfiera
Umberto Romano (Aisir Abdallah)
roro3@libero.it