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>>> Oggi a Roma SIT-IN IN P.ZZA
VITTORIO ( angolo via Buonarroti) Presso la sede di "UN
PONTE PER..." per
individuare le azioni utili alla liberazione degli operatori di pace:
SIMONA PARI, SIMONA TORRETTA, RA'AD ALI
ABDUL AZIZ , MAHNAZ BASSAM. Alle 19.30 presidio a Palazzo Chigi
<<< UNO Report
da Nablus Care amiche e cari amici, in
queste ore tristi per la sorte di due come noi, due donne volontarie
e pacifiste rapite in Iraq, in queste giornate in cui assistiamo all'abbattimento
di alcuni tabù che credevamo di aver edificato
nel corso della storia più recente e delle sue tragedie (il massacro
dei bambini, l'uccisione dei civili inermi,..) ci si sente ancor più
inadeguati e impotenti. Vi allego
un piccolo contributo dall'ultimo viaggio in Palestina, appena concluso,
perchè contiene elementi distruttivi e semi di speranza.
Pur nella tragedia quasi rimossa
di quele terre e quelle genti sono nitide
le immagini che parlano della forza della vita. Mi aggrappo a quelle immagini
per far fronte al dolore ed allo sgomento di queste ore Il report
è relativo ad una giornata a Nablus, città
assediata nel cuore della Cisgiordania.
Lì ho incontrato tante giovani
donne come Simona e Simona, miti, intelligenti, coraggiose, dedicate.
Donne che hanno paura della
violenza, ma hanno ancora più paura dell'indifferenza. Con loro ho avuto la for tuna di condividere momenti
difficili. In poche ore si diventa sorelle,
ci si preoccupa l'una dell'altra, ci si interroga,
si agisce, Per questo il rapimento di
Simona e Simona mi fa sentire tanto coinvolta
e preoccupata. Se lo ritenete
fate girare queste righe agli amici comuni e a chi vorrete. dare voce a chi non ce l'ha è uno
dei nostri possibili contributi alla pace. Altri diari li potrete trovare sul blog di Assopace www.assopace.org presidio di nablus
barbara 26 agosto Sembra impossibile essere qui
a scrivere tranquillamnete stamattina, a
poche ore dalla delirante esperienza che abbiamo vissuto. Si alternano
senza nessuna prevedibilita'
momenti sereni e di speranza a ore di panico e violenza. Ieri
la giornata era partita bene, con l'uscita dell'esercito dalla maggior
parte della citta' e la ripresa di alcune
tra le normali attivita'. le strade affollate, le bancarelle del mercato esposte, centinaia
di persone per strada, facevano sperare in una tregua significativa.
Alcuni volontari del nostro gruppo sono andati nella citta'
vecchia per verificare la situazione delle famiglie con la casa occupata
dai soldati, perche' questa pratica continua
anche nei momenti di relativa calma. Io decido di recarmi da sola
alla tenda allestita in sostegno allo sciopero della fame dei prigionieri
e dei loro parenti. C'e' un clima leggero per la strada. Alla tenda trovo donne
vestite di nero che espongono i ritratti dei loro parenti: figli e mariti arrestati,
la maggior parte pare giovanissima. Non ho il tempo di soffermarmi
su nulla: un improvviso fragore, fatto di clacson ed urla travolge
chiunque. I soldati, le jeep. Arrivano in velocita'
tra la folla fittissima, sparando all'impazzata. Sono due, sufficienti
in questo contesto a mettere in pericolo
centinaia di persone: anziani col bastone, donne
con bambini piccoli, qualcuno coi pacchi della spesa,.. Tutti corrono mentre i colpi
continuano, qualcuno cade travolto dalla ressa, le donne della tenda
cercano di portare in salvo i preziosi ritratti con cornice dei loro
cari, i negozi chiudono. Mi riparo vicino ad un negozio, poi vedo
una donna incinta in mezzo alla piazza e corro a portarla al riparo.
In quel momento parte la sassaiola: impressionante, fitta..
efficacie. Le due jeep vengono respinte ai lati della piazza, decine di ragazzini
lanciano di tutto, alcuni mi raggiungono e sorridendo dicono il solito
"ello', uozziurneim?" in uso
se si incontra un internazionale. Mi rendo conto a posteriori che
cerco di interessarli a me per evitare che si espongano, che si lancino
coi sassi piu' grandi di loro verso
le jeep che esplodono colpi ripetutamente. Temo per questi bambini
abituati a tutto questo, vorrei che si riparassero e basta.
Osservo che alcuni adulti li appoggiano, altri li sgridano ed allontanano.
Qualcuno fa come se nulla stesse succedendo, ma appena arriva il secco
suono dello sparo, tutti si buttano contro i muri o negli anfratti.
(continua) Spari e sassi, sassi e spari:
la situazione si stabilizza in questo modo,fino
a quando da un tetto cade un sasso grandissimo che centra una delle
jeep. parte un applauso fragoroso, pacche sulle spalle, sguardi compiaciuti
che cercano anche in me complicita'. non posso non sorridere, anche se so che questa labile soddisfazione
sara' a breve sgretolata dalla riposta israeliana.
Infatti ripartono i colpi, ricominciano le
fughe a caccia di un qualsiasi
riparo, che non sempre si trova. Arrivano le ragazze che da un mese
vivono a Nablus e da loro apprendo che c'e' stato qualche sparo da
parte palestinese. Rimandando ad altre sedi e situazioni i commenti
di tipo politico, non possiamo non p3nsare alle conseguenze che tutto
cio' provochera'. Decidiamo di andare
alla clinica in centro per metterci a disposizione dei volontari del
Medical R.. E' pericoloso avventurarsi nella casbah, ma il
passaparola palestinese ci guida nei vicoli piu'
sicuri e giungiamo a destinazione. Gli spari sono ripetuti e vicini,
ci consigliano di aspettare che la situazione si calmi. Gia',
ma quando? Dopo circa un'ora ci raggiunge W., un amici volontario
il cui fratello e' stato ferito la mattina ed ora e' a casa, per fortuna
non in condizioni gravi. passiamo a trovarlo
e poi di nuovo nella citta' vecchia per
essere a fianco degli abitanti sotto pressione da ore. Si susseguono
esplosioni e spari molto vicini. Passiamo in una piazzetta e da una
finestra vengono esplosi dei colpi vicino
a noi: 5 donne e un volontario in divisa. Sento la paura e l'imprevedibilita'
della situazione, sento che siamo molto esposti e accelero, mentre
W. urla in ebraico ai soldati di non sparare.
I vicoli e gli anfratti sono la fortuna e la maledizione della citta' vecchia: in quel labirinto riesci
a trovare il modo di ripararti, ma puoi anche sbagliare angolo e capitare
all'improvviso davanti a un cecchino. Inoltre i soldati stanno perfezionando
l'orribile tecnica di passare casa per casa facendo esplodere i muri
intermedi, per non strare allo scoperto. E' cio'
che avviene in queste ore a nei giorni scorsi. I botti sono ripetuti, ci tappiamo
le orecchie, alcuni bambini piangono ad ogni scoppio, altri si eccitano
e gli adulti li riparano contro i muri. Sono segregati in casa da
settimane e convivono con la violenza delle armi e degli esplosivi,
con lo spettro dell'occupazione della propria casa o dell'arresto
indiscriminato, con la possibilita' del
proiettile vagante o deliberatamente sparato. Sono di questi giorni
infatti i casi dell'uomo ucciso mentre si affacciava alla finestra
di casa sua, o della bimba ferita al volto nel bagno. Nel nostro angolo
piu' o meno riparato convergono
volontari, uomini e bambini. Qualcuno porta il caffe', ci si rilassa un attimo. Ci pensano gli Apaches dall'alto a ricordarci che non va bene e che l'esercito
non intende mollare la presa. Si sentono raffiche di mitraglia dagli
elicotteri, ma qualcuno sostiene che sono rumori registrati per terrorizzare,
non vedendosi tracce di fumo. In effetti
l'effetto spavento funziona, alcune persone abbandonano spontaneamente
le proprie case. Accompagniamo fuori donne e bambini, anziani e uomini
che devono per forza attraversare la piazza col cecchino per andarsene.
Mentre cammino al fianco di queste persone
sento di essere in pericolo e di dipendere dagli umori di qualcuno
appostato dietro alla finestra, ma come tutte le altre ragazze e i
volontari mi metto spontaneamente dalla parte piu' esposta. A volte arrivano gli spari
vicino a noi, altre volte in aria,
a volte ancora passiamo senza problemi. A discrezione...
Passano le ore, siamo stanchi e coi nervi
a fior di pelle per i botti, ma nel vicolo si e' creato un piccolo
mondo, fatto di caffe', scambi linguistici
italiano arabo, giochi col palloncino, sguardi complici tra donne,
chiacchiere sulla tv italiana con gli uomini. Ogni tanto ci compattiamo
perche' qualcuno deve passare e ci si alterna
per scortarlo. Arriva la sera, i colori della citta'-
presepio di Nablus virano al
rosa, come e' rosa il palloncino su cui un
bambino di 10 anni ci chiede di scrivere il nostro nome. E' sempre
difficile andare da via da queste case, dove sappiamo che nei prossimi
giorni, purtroppo, questa situazione si ripetera'.
Salutiamo tutti, ci ringraziano, gran pacche sulle spalle coi
ragazzi e tanti Ciao. Un braccio ingessato si agita piu'
degli altri: e' di M.,13 anni, che e' stato ferito qualche giorno
fa dai cosiddetti proiettili di gomma e che ha passato almeno mezz'ora
nel disperato e caparbio tentativo di insegnarmi a contare in arabo.
Penso a come si puo' crescere in questa
situazione, guardo ancora una volta questi bambini e ragazzi, poi
mi soffermo su I., volontario giovanissimo del M.R.,
che in questi giorni ci sta dimostrando una maturita'
ed un senso di responsabilita' nella situazioni
di crisi assolutamente encomiabile. Sembra che si formino nel dramma
ragazzi eccezionali, coraggiosi e forti, ma a cui qualcuno
ha rubato la giovinezza: prima ancora e'
successo ai loro genitori e ai nonni. Da parte di altri si notano
scompensi e segni di squilibrio, vien da
chiedersi quale futuro li aspetta e come sara'
possibile riparare a tutti questi traumi. Ce ne
andiamo pensando a cosa accadra' stanotte nella citta' vecchia
e nei campi profughi. L'aria e' fresca e i colori della sera incantevoli.
Potrebbe essere una sera meravigliosa. Domani e' venerdi', potrebbe essere giorno di festa BiDiTi Cani contro i palestinesi I coloni di un insediamento
israeliano nel nord della Cisgiordania stanno
progettando l'impiego di cani contro i Palestinesi. La milizia della
"brigata ebrea", formata dai coloni di
estrema destra dell'insediamento di Tapuah,
effettuerà le ricerche sulle strade ed ai checkpoints?
Oltre alle automobili, i coloni progettano di controllare anche le
ambulanze ed i veicoli dell'Onu. La brigata
ebrea ha diffuso sul web gli appelli in cui richiede volontari e fondi.
I cani potrebbero essere usati "per uccidere
i sospetti militanti palestinesi potenziali" ha affermato
la brigata ebrea. I coloni di Tapuah sono estremisti e quelli maggiormente a favore della
linea dura tra tutti i gruppi israeliani che vivono in Cisgiordania.
Molti sono sostenitori del movimento Kach
che è a favore dell'espulsione dei Palestinesi dalla Cisgiordania
e da Israele. http://www.teshreen.com/syriatimes/_first.asp?FileName=20040906045414 CaLmBiG Numeri sulla Palestina 1) due milioni di palestinesi
vivono con meno di 2 $ al giorno! 2) nel 2003 il 42% delle famiglie
è in miseria e vive di aiuti umanitari 3) dal 10/2000 al 3/2004 sono
stati assassinati, dall'esercito più morale del mondo, 3049 palestinesi.
512 di questi erano bambini 4) nello stesso periodo sono
stati uccisi o feriti 946 israeliani 5) 8000 sono i palestinesi
incarcerati. Centinaia di loro subiscono maltrattamenti e torture 6) http://www.ipc.gov.ps/france/Nouvelles/2004/Juillet/152.html La CESAO : Les conditions de vie
des Palestiniens se détériorent dans les terroirs occupés à cause
de l’occupation israélienne Oggi a Roma: PALESTINA LIBERA! Festa Nazionale di Liberazione Roma - Mercati Generali Giorno - 8 Settembre ore 21,00 PALESTINA LIBERA! Proiezione di Documentari sull’Occupazione
della Palestina Interverranno: Josef Salman (Presidente Mezza Luna Rossa Palestinese – Italia) Umberto Romano (Autore del libro Palestina Diario di Guerra) Testimonianze di donne palestinese Report
tradotto Dopo mesi di lavoro del nostro
Gruppo di Traduzione, è disponibile in lingua
italiana il report dal titolo: "Land
Grab - Israel's Settlement Policy in the West Bank". Il report è disponibile all'indirizzo: http://www.operazionecolomba.org/landgrab/land_grab.htm MO, seicento
soldati israeliani indagati per violenze Foto di graffiti
razzisti dei coloni sulle mura di Hebron
di Emma disponibili su richiesta. OTTO. Moore sui rapporti Israele – USA? Chiediamo a
Moore di fare un film su questo tema http://ga3.org/campaign/michaelmoore?rk=_1ambHY17Q0kW
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